Dopo la morte di Ornella Pinto
L’assassinio di Ornella Pinto riaccende i riflettori sul tema della violenza di genere ignorato da de Magistris

La tragica fine di Ornella Pinto, la professoressa di Filosofia uccisa dall’ex compagno con dodici coltellate al petto e davanti al figlio di soli quattro anni nel quartiere di San Carlo all’Arena, riaccende i riflettori sul tema della violenza di genere. E, soprattutto, sulle politiche messe in campo dal Comune di Napoli a tutela delle tante – anzi, troppe – donne quotidianamente aggredite.
Nell’ambito della prima giunta de Magistris, nella prospettiva di quella difesa dei diritti e delle pari opportunità sbandierata nel corso della campagna elettorale, il sindaco ritenne necessario affidarmi l’Assessorato proprio alle pari Opportunità. Furono anni in cui, a partire da progetti del Fondo sociale europeo (Fse), nel cuore della città nacque un palazzetto interamente dedicato alla lotta alla violenza contro le donne, dove trovavano posto avvocati, psicologi, movimenti e associazioni radicati in città. Il Comune ratificò, primo in Italia, la convenzione di Istanbul contro la sulle donne. Nel marzo del 2012 fu aperta la casa di accoglienza maltrattate in un luogo nascosto della città dove trovarono rifugio tante donne, molte delle quali con figli al seguito.
Fu istituito un tavolo contro la pubblicità lesiva della dignità delle donne per cui i manifesti, prima di essere affissi sul suolo cittadino, dovevano passare al vaglio mio e dell’Assessora alla Scuola. Furono istituiti sportelli ascolto in tutte le municipalità, una rete antiviolenza offerta alle donne in difficoltà. Si stipularono protocolli d’intesa con la scuola e con le forze dell’ordine per creare percorsi preferenziali e per fare formazione. Il Comune di Napoli deliberò, primo in Italia, la costituzione di parte civile nei processi per femminicidio: l’atto fu ritenuto valido dal giudice monocratico in un giudizio relativo all’assassinio di una donna di Pianura alla quale il marito aveva dato fuoco.
A fronte di tutto questo impegno, nel rimpasto successivo il sindaco abolì l’Assessorato alle Pari Opportunità condannando l’affermazione dei diritti a cenerentola della sua azione politico-amministrativa; nominò quindi una consigliera che, non facendo parte dell’esecutivo, non aveva alcuna possibilità di rifinanziare e tenere in piedi tutto ciò, ma aveva soltanto un mero ruoli di rappresentanza. Lo smantellamento di tutta questa rete e gli effetti nefasti emergono con evidenza dagli ultimi casi di femminicidio e dai tanti altri che sono stati registrati in città da otto anni a questa parte. Davanti a tale escalation di violenza, le donne di Palazzo San Giacomo e quelle di Via Verdi non hanno alzato un dito per difendere e rafforzare la rete contro la violenza di genere: una battaglia di civiltà da riprendere al più presto. Anche in memoria di Ornella.
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