Si può giudicare l’azione militare israeliana in risposta al 7 ottobre come si vuole, ciascuno ha il diritto di formarsi la propria idea, ma il punto è che non è affatto semplice formarsi un giudizio equilibrato sul conflitto in corso. La maggioranza dei media internazionali nel raccontare questa guerra è stata incredibilmente prevenuta contro Israele, plasmando l’opinione pubblica che ha finito per accusare Israele di “genocidio”, “pulizia etnica” e “crimini contro l’umanità”.

A questo proposito c’è il caso del quotidiano progressista “Le Monde”, esploso in questi giorni in Francia, accusato di avere ingaggiato, dal 7 ottobre in poi, una vera e propria campagna anti israeliana. All’interno degli uffici della redazione di “Le Monde”, racconta “Le Figaro”, c’è una parete, allestita da alcuni redattori, dedicata a Gaza, con un grosso adesivo “stop genocidio”, al di sotto del quale è affissa una serie di ritagli di stampa sul massacro in corso, soprattutto foto di bambini mutilati, con la scritta: “Non lasciate che nessuno vi dica che è iniziato il 7 ottobre 2023”.

Accanto ai ritagli, ci sono alcune vignette che rasentano l’antisemitismo e il complottismo: una donna che piange suo figlio morto tra le sue braccia davanti a una foresta di microfoni con questa didascalia “continuate a condannare Hamas?”. Quindi una Statua della Libertà ammantata con una bandiera israeliana macchiata di sangue che tiene in mano un bambino palestinese morto, il disegno di un flacone con l’etichetta “Pulizia etnica” che spruzza sangue su una mappa della “Palestina” e la scritta: “Non è mai stato un conflitto, è sempre stato un genocidio”.

Anche molta indignazione ha suscitato che a un anno dall’anniversario delle atrocità commesse da Hamas, proprio in quel giorno, il quotidiano ha deciso di raccontare la guerra a Gaza insistendo in particolare modo sugli “orrori”. Ma soprattutto sotto accusa è finito il vice caporedattore Benjamin Barthe, che si occupa proprio di Medio Oriente, di essere stato più indulgente con i leader di Hamas che con quelli dello stato d’Israele. Barthe è sposato, tra l’altro, con un attivista palestinese che il giorno della morte di Ismael Haniyeh, scrive un tweet: “che Dio abbia pietà di lui e di tutti i nostri martiri, che Dio distrugga il regime sionista”.

Persino il Papa accusa quasi sempre Israele per gli innocenti morti a Gaza, mentre Hamas che ha dichiarato apertamente che un maggior numero di morti avvantaggia la sua causa, e dimostra di fare tutto il possibile per aumentare le vittime civili, non viene quasi mai menzionato. Ci sono prove, filmati, registrazioni, che Hamas istruisce gli abitanti di Gaza a ignorare gli avvisi di evacuazione israeliani nelle moschee e suoi social media, bloccando anche fisicamente le evacuazioni attraverso i blocchi stradali o persino sparando a coloro che tentano di fuggire. Oppure la diffusione in modo acritico delle cifre di Hamas, sapendo quanto siamo piene di errori per essere affidabili: quei 44.000 morti, di cui il settanta per cento donne e bambini, per di più senza mai distinguere tra miliziani e civili.