L'intervista alla coautrice del nuovo libro
“Le nostre galere negazione del fine educativo”, parla Federica Graziani
Chi sono i giustizialisti e perché diventano giustizieri?
Coloro che coltivano un’idea della giustizia che, pur di difendere l’incolumità di beni e affetti, utilizzi ogni arma possibile. Chi crede insomma che si possa rispondere alle proprie aspettative e alle proprie paure purché si individuino e castighino i colpevoli a qualsiasi prezzo. Se necessario, anche eliminandoli.
Come si vive nelle carceri Italiane? Il fine rieducativo lo vede (mai) applicato?
Nelle nostre galere la negazione del fine rieducativo della pena è l’istituto più rispettato e quando qualche recluso riesce a essere nuovamente incluso nella società dei liberi lo si deve quasi sempre più a una eccezionale combinazione di risorse personali e fortuna che alla tutela del suo diritto costituzionale da parte dello stato.
Quale esperienza ne trae dalle sue visite alle carceri?
Che ogni essere umano è tanto capace di compiere orrori quanto è capace di cambiare. Nessun uomo si riduce mai solo ai propri crimini e nessun uomo può meritare una condanna tanto abissale da essere ridotto a nient’altro che il suo reato. Occhio per occhio acceca entrambi i bulbi oculari.
Perché, come affermate nel libro, è così “faticoso essere garantisti” in Italia?
Perché impera un orientamento politico, culturale e giudiziario che sobilla il rancore sociale torcendolo non verso una valutazione razionale delle minacce, al contrario precipitandolo verso un centro, sempre drammatico e semplificato, di esplosione in singoli episodi violenti che richiedono misure spicce e sommarie. Il populismo penale, mostro dalle tante facce e dagli esiti fatali.
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