La dolce ala della giovinezza (che pure è tutto fuorché dolce) secondo l’esperienza, di vita e buona recitazione, di Valeria Bruni Tedeschi. La regista e attrice, che si divide di buon grado e con generosità tra Italia e Francia, presenta in concorso a Cannes il francesissimo – per produzione, formidabile cast e sentimento – Les Amandiers. Ed è il suo lavoro migliore, il più serioso, convincente, sofferto.

Insomma, la maturità di Valeria autrice. Quella maturità di cui sono alla ricerca i ragazzi della scuola di teatro fondata da Patrice Chéreau e Pierre Romans, théâtre des Amandiers de Nanterre appunto, che Bruni Tedeschi ha a suo tempo frequentato. Dunque il film si tuffa negli Ottanta, benissimo evocati dal direttore della fotografia Julien Poupard, fra gioie dolori e amori (etero e omosessuali), lutti, gravidanze, l’Aids che incombe e fa molta paura. La protagonista è Nadia Tereszkiewicz, davvero portentosa. Louis Garrel interpreta Chéreau. Les Amandiers è l’omaggio a un epoca, al teatro, a un grande regista, ai sogni di quando si era ragazzi. Per qualcuno infranti. Per la regista più che realizzati.

Se il film di Bruni Tedeschi fa nomi e cognomi, l’opera prima di Jasmine Trinca regista ne dà soltanto uno, a un cagnolino artista condannato dal troppo amore della sua mamma padrona, che scatena terribile gelosia nella figlioletta. Si chiama come il cane – Marcel!, il punto esclamativo non è un vezzo – il film che l’attrice, quest’anno anche membro della giuria per la Palma d’oro, presenta a Cannes fuori concorso.

Malgrado alcuni vuoti di scrittura, giustificabili dalla natura sognante del progetto, la regia di Trinca è seria, sicura e colma di affetto. E il reo confesso trasporto autobiografico non scivola mai in compiaciuta autoanalisi. Se nel 2019, qui a Cannes il premiato Parasite aveva internazionalizzato ‘In ginocchio da te’ di Gianni Morandi, Marcel! rispolvera in colonna sonora altra musica leggera nazionalpopolare . Già si incrocia sulla Croisette, qualcuno che canticchia ‘Ci sarà’ di Albano e Romina. Il cui “modo più umano per dirsi ti amo di più (ci sarà)” è il quesito centrale del film.