La loggia segreta “Ungheria”, la cui esistenza era stata rivelata dall’avvocato Piero Amara, c’è ed è attiva più che mai. Lo ha, indirettamente, confermato il procuratore di Milano Francesco Greco nella intervista “cult” a Milena Gabanelli sul Corriere lo scorso fine settimana, affermando di aver imposto al pm Paolo Storari di iscrivere nel registro degli indagati lo stesso Amara ed i suoi “sodali”. Amara, interrogato a Milano nell’ambito del procedimento sul “falso complotto” Eni alla fine del 2019, aveva fatto settanta nomi di componenti della Loggia: alti magistrati, professionisti, ufficiali delle forze di polizia, imprenditori. Tutte persone in grado, con il loro potere, di condizionare le nomine ai vertici dello Stato e di aggiustare i processi. Una loggia, dunque, potentissima.

A conferma di questo incredibile potere, sicuramente più di quello della P2 di Licio Gelli, il fatto che nessuno in questi mesi abbia mai pubblicato i nomi dei suoi appartenenti. Il Fatto Quotidiano e Repubblica, pur avendo ricevuto da un anonimo i verbali di Amara con la lista dei settanta nomi, avevano deciso, come si ricorderà, di non pubblicare la notizia. Alla base della scelta la volontà di non compromettere le indagini. Giustificazione alquanto sorprendente dal momento che in passato i due giornali avevano sempre pubblicato di tutto. Secondo Greco l’indagine sulla P2 del terzo di millennio si sarebbe incagliata per colpa di Storari, il quale “volontariamente” aveva omesso di procedere alle iscrizioni. Storari non aveva proceduto con le iscrizioni ed aveva però consegnato a Davigo, in circostanze mai del tutto chiarite, i verbali di Amara. L’ex pm di Mani pulite avrebbe avuto un non meglio specificato “interesse” a far uscire questi verbali.

Che interesse potesse avere Davigo nel divulgare il contenuto dei verbali di Amara è una domanda a cui potrà rispondere solo il diretto interessato che nel frattempo ha fatto sapere che querelerà Greco per queste affermazioni.
Qualcuno ha ipotizzato che i verbali dovessero essere utilizzati per un “regolamento di conti” all’interno di Autonomia&indipendenza, la corrente fondata da Davigo nel 2015 dopo una scissione dalla destra giudiziaria di Magistratura indipendente. Nel mirino sarebbe finito uno degli esponenti di punta di A&i, il pm antimafia Sebastiano Ardita. Davigo aveva sempre avuto un ottimo rapporto con Ardita. I due avevano anche scritto insieme, per Paper First, la casa editrice del Fatto Quotidiano, il best seller “Giustizialisti: così la politica lega le mani alla magistratura”. La prefazione del libro era stata affidata a Marco Travaglio che da anni sulle pagine del suo giornale ospita gli interventi dei due magistrati. Dopo il voto di Davigo al Consiglio superiore della magistratura per Marcello Viola come nuovo procuratore di Roma al posto di Giuseppe Pignatone, a maggio del 2019, prima dunque dello scoppio del Palamaragate, i rapporti fra i due si erano interrotti bruscamente. Davigo aveva anche “tolto il saluto” ad Ardita. Cosa era successo?

Al momento le poche notizie sono che sulla Loggia Ungheria sta indagando, oltre a Milano, la Procura di Perugia. Una indagine anomala quella dei Pm del capoluogo umbro in quanto secondo le accuse di Amara, a quanto pare, fra i componenti di Ungheria ci sarebbe anche l’ex procuratore di Perugia Luigi De Ficchy. Ad indagare dovrebbe allora essere, per competenza, Firenze. L’indagine è top secret. Tornando a Greco, nell’intervista emergono comunque nuovi particolari su Ungheria . Ad esempio quello di aver proposto a Storari di potenziare con altri pm il pool che stava indagando sulla loggia. Storari si era opposto. “Una coltellata alla schiena”, per Greco, il comportamento tenuto da Storari che sarebbe stato agevolato in tutti i modi. Il pg della Cassazione, rispondendo alle istanze di Greco, aveva chiesto l’allontanamento di Storari da Milano. Ma il Csm aveva respinto la richiesta. Per uscire da questa palude servirebbe, come unica soluzione, una Commissione parlamentare d’inchiesta che faccia luce sui depistaggi e su chi, nell’ombra, continua imperterrito a manovrare.