Dopo una giornata di silenzio finalmente in serata, tirato per la giacchetta, Giuseppe Conte è intervenuto sul video di Beppe Grillo. Ha provato a far finta di nulla. Poi davanti alle critiche che gli piombavano addosso ha dovuto prendere posizione, ma lo ha fatto salvando capre e cavoli. Un colpo a favore di Grillo («conosco bene la sua sensibilità su temi così delicati. Sono ben consapevole di quanto questa vicenda famigliare lo abbia provato e sconvolto») e un colpo a favore della giovane donna che ha denunciato il figlio di Grillo («ma in questa vicenda ci sono anche altre persone che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati»). Frasi che risultano come una critica molto debole nei confronti del garante dei Cinque Stelle che nel video dell’altro ieri aveva di fatto giustificato lo stupro e messo alla gogna la presunta vittima. Frasi che non dovrebbero bastare a rilanciare il rapporto con il Pd: come fa infatti Letta a pensare di allearsi con una forza politica violenta e ambigua nei confronti dei diritti delle donne?

Ripetiamolo allo sfinimento. Non sappiamo se il figlio di Grillo, Ciro, e i tre ragazzi che erano con lui abbiano o meno usato violenza contro la ragazza che li ha denunciati. La procura di Tempio Pausania, a conclusione delle indagini, deciderà (pare sia questione di giorni) se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio. Poi eventualmente ci sarà un processo che stabilirà come sono andati i fatti. Ma le parole di Grillo sono inaccettabili e vanno deprecate con toni ben più duri di quelli usati da Conte. Dicono che la ragazza che ha denunciato non è credibile perché un video lo dimostra e perché subito dopo i fatti non ha denunciato.

Il video proverebbe che tutti si stanno divertendo, hanno il pisello di fuori e sono ragazzi. Cioè hanno fatto una bravata. A Grillo non interessa che cosa abbia provato la ragazza coinvolta, né si interroga sul fatto che anche il video è di per sé una forma di violenza. Quanto al ritardo di otto giorni, bisogna ricordare al capo dei grillini che, proprio anche grazie ai Cinque stelle, il tempo per sporgere querela è di un anno. E che se le donne ci mettono tanto tempo è spesso perché hanno paura, perché temono di finire loro sotto processo. Timore confermato dalle parole del garante Cinque stelle che di fatto mette alla gogna la ragazza. Perché questo Conte non lo ha sottolineato? Perché non ha detto: no caro Grillo, così non si fa!? Così non si dice!?

Ieri abbiamo scritto che questo episodio ci riporta indietro di tanti, troppi anni. Quando in Italia i processi per stupro finivano per mettere sotto accusa le donne che denunciavano. Pensavamo di non dover sentire più certe accuse, certi ragionamenti maschilisti. E invece ritornano per bocca di un leader politico che alle ultime elezioni ha raggiunto oltre il 30 per cento dei consensi. Le sue parole e la debole condanna di Conte non possono essere giustificati dal Pd, un partito che proprio sulla libertà e il rispetto dei diritti delle donne ha costruito il suo profilo politico. Non è una questione secondaria su cui si può passare sopra, è un cardine di civiltà che non può mai e poi mai essere travalicato.

In questi anni, con Il Riformista abbiamo fortemente criticato i Cinque stelle perché hanno rappresentato un vulnus democratico e dello Stato di diritto, ma forse ingenuamente pensavamo che su alcuni temi non sarebbero mai tornati indietro. Invece l’altro ieri l’amara sorpresa. Non perché Grillo abbia difeso il figlio, ma per le parole che ha usato, per il tono con cui lo ha fatto. Se pensa che denunciare qualcuno per violenza sessuale sia una passeggiata, vuol dire che non ha capito neanche l’abc. E in quell’abc c’è il livello di civiltà di un Paese.

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