Da mesi si parla di un possibile ruolo da leader in Europa per Mario Draghi. Si rincorrono retroscena, scenari e indiscrezioni su come e chi stia lavorando per mettere l’ex premier italiano in un ruolo apicale all’interno delle istituzioni di Bruxelles, o al Consiglio europeo o alla Commissione. Il primo sospettato di muovere le pedine sullo scacchiere è stato il presidente francese Emmanuel Macron, con cui Draghi ha da anni una convergenza politica e di visione sul futuro dell’Unione Europea. Nelle ultime ore sono arrivate le prime conferme ufficiali, per bocca dell’europarlamentare macronista Pascal Canfin, che su Politico ha detto: “La Francia e tutti nell’ecosistema presidenziale vorrebbero che Draghi giocasse un ruolo”

Macron vuole Draghi in Europa, la conferma e i motivi

Proprio la comunanza di vedute tra Draghi e Macron è il principale motivo per cui da Parigi spingono per l’ex presidente del Consiglio italiano. Specialmente sul piano economico. “Ha la credibilità necessaria per cercare di convincere (gli altri paesi) della capacità di investimenti a lungo termine e della necessità di investimenti comuni, il che rappresenta una sfida enorme”, ha sottolineato ancora Canfin.

Insomma, Macron vede in Draghi l’autorevolezza ma anche l’acume che serve per dare una sterzata all’Ue e rimodellare la sua politica economica, per cercare di competere veramente con le altre super potenze, Cina e Stati Uniti. Un alleato importante per perseguire il progetto di autonomia strategica europea tanto cara al presidente francese.

Gli ostacoli sulla strada dell’ex Bce

Le difficoltà attorno alla nomination di Draghi, però, rimangono. A partire dal fatto che l’ex Bce non è legato a nessun grande partito europeo, i quali hanno già preso le loro scelte ufficiali riguardo spitzenkandidaten e simili. Per far salire Draghi o al Consiglio Ue o alla Commissione serve un accordo politico tra leader politici e anche capi di governo. Ursula von der Leyen sta lavorando incessantemente, anche aprendo alla destra europea, per una riconferma a palazzo Berlaymont e non vede di buon occhio la possibilità che Draghi le passi davanti, nonostante il buon rapporto tra i due. Macron ha preso tempo sul sostegno a von der Leyen, per avere carte in mano da poter calare al momento giusto. E Draghi potrebbe esserlo. La strada è sterrata anche per quanto riguarda il Consiglio, dove invece il Pse punta a sostituire l’anonimo Charles Michel con un proprio esponente, magari il portoghese Antonio Costa. E non si può dire che Draghi esca dalle file dei socialisti.

Draghi leader in Europa, i timori di Meloni

In tutto ciò, c’è sempre il nodo dell’Italia. Draghi dovrebbe essere appoggiato e indicato soprattutto da Roma, e su questa ipotesi i dubbi sono molti. La premier Giorgia Meloni, leader dell’unico partito di opposizione nel parlamento italiano ai tempi del governo Draghi, teme di essere oscurata (o peggio, sentirsi commissariata) dalla figura dell’ex Bce nel caso in cui dovesse raggiungere di nuovo i vertici in Europa. Pur essendosi istituzionalizzata dopo la salita al potere, Meloni è titubante all’idea di appoggiare Draghi, al posto magari di una persona di fiducia e più allineata con la linea del suo governo.

È indubbio che il 76enne sarebbe un valore aggiunto non solo per curare gli interessi dell’Europa ma anche per quelli prettamente italiani. Meloni, però, è indecisa. Sostenere Draghi significherebbe l’apice di un percorso di stabilizzazione politica, con il rischio di perdere parte del consenso raggiunto negli ultimi anni con una retorica aggressiva proprio nei confronti del mondo che l’ex Bce rappresenta. Inoltre, in caso di un ruolo apicale per Draghi, lo scenario di possibili scontri futuri sull’asse Roma-Bruxelles non è inverosimile. E cozzare politicamente con lui, o quanto meno discutere, potrebbe non convenire a Meloni, anche se si tratta di una premier che gode di un buon consenso interno. Se l’Italia ha tutto l’interesse di avere Draghi in Europa, per Meloni – che in teoria da presidente del Consiglio dovrebbe perseguire gli interessi italiani – non è così scontato.

In un’intervista ad Avvenire, ne ha parlato anche Matteo Salvini, che ha allontanato l’ipotesi di un appoggio della Lega (e del gruppo Identità e Democrazia che ha cacciato i tedeschi dell’Afd) a Draghi in campo europeo. “No, in Europa puntiamo a una maggioranza di centrodestra come in Italia, per rimettere al centro la difesa del lavoro, della salute, della sicurezza e della vita, dall’inizio alla fine”, ha sottolinea Salvini. Nel giro di qualche settimana si capirà di più.