All’inizio ci avevano detto che le mascherine non servivano, che erano usa e getta, e che dovevano indossarle solo i malati per evitare di contagiare gli altri. E’ andata avanti cosi per un mese, con l’apice raggiunto nello scherno collettivo verso il Presidente della Lombardia Fontana, ridicolizzato e attaccato per aver indossato una mascherina in autoquarantena.

Era il periodo in cui Zingaretti faceva gli aperitivi, e il ministro Boccia al Corriere della Sera dichiarava “ne stiamo uscendo, stanno riaprendo chiese e scuole, non si sposta il referendum e per fortuna non si muore”.

Ci siamo fidati, e se pure le farmacie erano pronte a vendercele, non ce ne siamo riforniti, visto che non servivano.  Tutto è cambiato il 10 marzo, con l’istituzione della zona arancione nazionale.

Da li è partita la caccia alla mascherina. E nei negozi non se ne trovavano più, salvo pagarle a 40 euro al mercato nero. Eppure nella litania quotidiana delle ore 18, Borrelli continuava a dire che servivano solo ai malati per non contagiare i vicini.

Il paradigma è cambiato il 14 marzo, giorno della firma del protocollo tra Governo, Sindacati e imprese, che rendeva le mascherine obbligatorie nei luoghi di lavoro.

Eppure il decreto del 8 marzo, ancora in vigore, è chiaro: “usare mascherine solo se si è malati o si presta assistenza a persone malate o in sospetto di esserlo”.

Ma allora perchè i lavoratori se non sono malati sono obbligati ad usarla, in violazione del decreto?

A quel punto Borrelli non ha più potuto negare la verità, e uno dei tanti dogmi è cambiato: “le mascherine servono a tutti quelli che non rispettano un metro di distanza, malati e non”.

Per un mese quindi ci avevano mentito, e noi siamo rimasti senza mascherine. Ma perchè metterci tutti così a rischio? Perchè mascherine non ce ne sono. E quindi, comprensibilmente, la protezione civile e il Governo hanno voluto preservare quelle poche disponibili, per chi non può rispettare la regola del metro. Il personale sanitario in primis.

Ad oggi centinaia di migliaia di operatori in ospedale ne sono sprovvisti. E non a caso la maggior parte dei focolai sta scoppiando negli ospedali. Non nelle fabbriche. E siamo al paradosso che il Governo obbliga imprese ad usarle, ma a sua volte non le fornisce ai dipendenti pubblici: postali, militari, sanitari sono tutti senza mascherine. E sono quelli più a rischio contagio. Soltanto in Puglia, dove il picco non si è ancora scatenato, sono almeno una ventina i reparti ospedalieri già chiusi per contagio di medici e personale, con i sindacati e ordini dei medici sulle barriccate per averli. Addirittura Michele Emiliano ha completamente sospeso le visite  sia ambulatoriali che domiciliari dei medici di base perchè da circolare regionael non dà loro mascherine in quanto li considera “professionisti privati in convenzione”. Ma non le ha neppure il personale ospedaliero.

La Lombardia invece finora ha provveduto da sè, ma la richiesta è divenuta sempre più cospicua. Ad un certo punto la Protezione Civile aveva promesso una fornitura, ma quando hanno aperto i pacchi  in Regione si sono accorti di aver ricevuto 250 mila panni swiffer.

La cosa è stata denunciata pubblicamente dall’assessore al welfare Gallera che: “Le mascherine che servono sono quelle del tipo fpp2 o fpp3 o quelle chirurgiche e invece ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta igienica, di Scottex. Non voglio fare polemica – ha aggiunto – ma è evidente che non è possibile immaginare di utilizzare queste mascherine se si assistono pazienti infetti”.

Ancora più dure le parole del Presidente della Sicilia Musumeci che come Gallera ha mostrato in tv le mascherine ricevute: “qui l’epidemia è la mancanza di mascherine. Queste che la protezione civile ci ha inviato  non sono mascherine, sono panni per la polvere. Non si può andare in guerra con le fionde”.

A loro ha risposto immediatamente il ministro per le autonomie Francesco Boccia, che forte delle sue precedenti dichiarazioni “per fortuna non muore nessuno” è passato a coordinare il tavolo Covid con le regioni: “La Lombardia ha ricevuto quasi 550mila mascherine nei giorni scorsi, tra ffp2 e ffp3 e quelle chirurgiche. Quelle ‘montrasio’, oggetto della critica ingiusta e sgradevole a Borrelli, sono mascherine e non carta igienica. Non è il momento della polemica”.

Ancora più eloquente la controrisposta di Gallera: “Il ministro Boccia ci ha detto di non fare polemiche, perchè la protezione civile ci aveva già dato settimane fa 500 mila mascherine buone. Ma a noi ne servono trecentomila al giorno. Oggi ne abbiamo prese da soli 700 mila e possiamo andare avanti due giorni e mezzo. Ecco quello che dispiace, senza fare polemica, è che non hanno contezza delle necessità e dell’emergenza”. Mostrando la mascherina swiffer alle telecamere.

Alla prima occasione televisiva Boccia non ha esitato a fare altrettanto.

E così si è presentato in conferenza stampa con la famosa mascherina swiffer appesa ad un orecchio, e Borrelli accanto che rideva. Subito dopo aver annunciato che avevamo superato i 4 mila morti.

L’immagine imbarazzante per la mancanza di sensibilità, quantomeno, del Ministro sbeffeggiante con la mascherina penzoloni, ha offeso tanti che ne hanno chiesto le dimissioni. Nessuno in loro difesa.

L’autodifesa se l’è fatta da solo il Ministro Boccia, senza fantasia: “una polemica indegna e sciacallaggio social”.

Ormai funziona cosi, in questi tempi di proibizioni e Stato di polizia emanati per dpcm, con il parlamento esautorato e lo stato di diritto a brandelli, chi osa esprimere pensieri sull’operato del governo è acquietato e relegato come uno sciacallo pelemizzatore. Mentre invece proprio la gravità della situazione e l’autoritarismo delle misure adottate, meriterebbero oggi più che mai, un contradditorio e l’utilizzo di tutti gli strumenti della democrazia.

“Quella mascherina è del tipo che utilizzo quotidianamente”, ha detto Boccia. E invece non era vero. Fino al giorno prima postava foto di riunioni, se pur a un metro di distanza, in cui indossava le più idonee e introvabili mascherne ffp2. Eppure Borrelli fino al giorno prima diceva che non erano necessarie: “vede io in conferenza stampa non la metto perchè siamo distanziati oltre un metro”. E allora perchè Boccia invece si è presentato con la mascherina, e proprio quella contestata, se non per sbeffeggiare e polemizzare, proprio lui, con i presidenti che l’avevano rifiutata?

E ancor più con le migliaia di lavoratori pubblici che ne sono sprovvisti? E gli ospedali divenuti gli unici focolai d’Italia proprio per questo motivo?

Nel frattempo per sopperire, il decreto del 14 marzo ha modificato, fino alla fine dell’emergenza, i requisiti minimi per la produzione delle mascherine.

E cosi non sono più necessari il marchio ce e le certificazioni, e alle aziende per poter immettere in commercio mascherine sarà sufficiente una autocertificazione che dovrà essere validata dall’istituto superiore di sanità e dall’inail. Considerando il contributo di 800 mila euro ad azienda, in tanti, visto anche il periodio di crisi, si stanno riconvertendo. Tra queste la Montrasio, proprio quella delle mascherine usate da Boccia solo per la conferenza stampa.

Durante la quale ha dichiarato: “Grazie al Ministro Dimaio dal 25 marzo non cisarà piu carenza di mascherine. E con il commissario Arcuri stiamo requisendo ovunque in Italia e nel mondo i dispositivi necessari”.

Forse in Italia potrà passare come normale questa idea che lo Stato sequestri alle aziende prodotti commerciali, anche già venduti, per dpcm (se pur non scritto da nessuna parte), ma sarà interessante vedere in videoparty su Facebook il momento in cui Boccia, Arcuri e Borrelli andranno a sequestrare le mascherine alla Merkel. Con il panno appeso all’orecchio, certamente.

Annarita Digiorgio

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