Il sindaco
Milano e il dopo Sala: la città non va amministrata ma sentita

Proponiamo una moratoria. Bandire per tutto il 2025 dibattiti, interviste, dichiarazioni sul “dopo Sala”. Anzi, bandire proprio l’espressione. Seguendo il confronto sulle vicende cittadine e cercando di fornire idee e spunti, ci siamo cascati ogni tanto anche noi. Del resto la tentazione di capire prima di tutto come questa amministrazione intenda interpretare la parte finale del suo mandato e che eredità intenda lasciare, suggeriva anche di immaginare qualche prospettiva politica.
Ma, davvero, questo 2025 mette sul tavolo tali e tante questioni di rilievo per la nostra città che a questo punto è meglio fare i riformisti: lasciar stare le strategie, i partiti, i progetti più o meno di potere e concentrarsi sulle soluzioni. Come tanti, come troppi, ci siamo davvero abbastanza stancati di chi lancia allarmi, quanto di chi trova scusanti. Un 2025 senza propaganda sarebbe un atto di rispetto per Milano. Se proprio vogliamo parlare di contingenze che non siano urla da talk show, se vogliamo parlare di visioni, facciamo che si tratti di veri progetti, pensati e soprattutto calibrati sull’idea di una metropoli che sta soffrendo una crescita scoordinata e spasso incoerente.
Milano non va amministrata ma sentita
I costi, la sicurezza, le periferie, il lavoro, l’integrazione, la fruizione della cultura, la rigenerazione urbana: non son questioni alle quali rispondere con vanvere populiste o qualche buona iniziativa, ma da risolvere con una precisa idea di città e dei tempi che ci si vogliono dare per raggiungerla. Milano non va amministrata, va sentita. Con coraggio e chiarezza. Non ce ne voglia il Sindaco, ma così come non siamo particolarmente angosciati dal suo eventuale futuro politico, non siamo nemmeno rapiti dal pronostico sui successori. E siamo convinti che faccia bene anche al suo sforzo presente e prossimo avere attorno gente che più che al “dopo Sala” pensa all‘“adesso Milano”.
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