Un semplice e banale intervento chirurgico di routine. Una prassi medica che non preoccupa le pazienti. Ma non è stato il caso di Maria Grazia Di Domenico, 27enne salernitana residente a Roma, che è morta dopo essersi sottoposta a un intervento di conizzazione cervicale dell’utero lo scorso 17 maggio in una clinica di Roma.

La denuncia parte dagli avvocati della famiglia della vittima, che chiede giustizia e desidera conoscere cosa sia successo durante l’intervento chirurgico, che è durato circa una ventina di minuti e si è svolto in regime di day-surgery.

LA VICENDA

La ventisettenne ha perso la vita circa una settimana dopo l’operazione chirurgica. Maria Grazia sarebbe dovuta tornata a casa in giornata, secondo quanto previsto dal protocollo chirurgico. Ma per la comparsa di forti dolori addominali, i medici hanno deciso di trattenere la paziente nella struttura per maggiori accertamenti e controlli.

Da questo momento parte il calvario dei familiari, rassicurati dai dottori sulle condizioni fisiche della giovane donna: per i medici, i dolori di Maria Grazia erano attribuibili a una reazione allergica agli antibiotici o a una banale influenza intestinale e per questo le hanno dato dei fermenti lattici.

Le condizioni della donna sono peggiorate in breve tempo. Dopo tre giorni di dolori acuti, quando è salita la febbre, è suonato il primo campanello d’allarme anche per il personale sanitario della clinica: Maria Grazia, con una condizione clinica critica, è stata trasferita d’urgenza presso l’Ospedale San Pietro di Roma, dove le è stato riscontrato un quadro di addome acuto per sospetta lesione uterina. A causa di queste infezioni, per tre giorni la donna ha accusato dolori addominali lancinanti e vomito.

Vista la gravità del quadro clinico – shock settico e addome acuto da peritonite – Maria Grazia è stata immediatamente sottoposta a un intervento chirurgico d’urgenza: durante l’intervento di conizzazione, Maria Grazia ha subito la perforazione dell’utero e presumibilmente anche dell’intestino, con conseguente peritonite prima, setticemia poi.

I sanitari del San Pietro hanno fatto il possibile per suturare la perforazione, ma l’intervento si è rivelato tardivo: l’infezione era ormai estesa. A nulla è servito il successivo trasferimento presso il Policlinico Agostino Gemelli dove Maria Grazia è entrata in coma ed è morta dopo tre giorni.

LE INDAGINI

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. L’Istituto di Medicina Legale della Sapienza, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, ha avviato l’esame autoptico sul corpo di Maria Grazia, che si è svolto nei giorni seguenti e i cui risultati saranno depositati entro poche settimane.

I familiari della vittima, increduli e straziati dall’accaduto, sono ancora sotto shock. Assistiti dagli avvocati Carlo Carrese e Damiano Carrese, hanno sporto formale denuncia-querela.

Maria Grazia aveva 27 anni, lavorava come consulente software presso un’azienda leader del settore. Il prossimo 11 settembre si sarebbe dovuta sposare.

 

Andrea Lagatta

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