Nuovi drammi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Terapie saltate, carenza di personale sanitario, detenuti in condizioni di salute precarie, lunghe attese per le visite specialistiche. E ieri si è aggiunto anche il tentativo di suicidio da parte di un recluso del reparto Tamigi che da pochi giorni aveva fatto ritorno nella sua cella dopo un periodo di quarantena a causa del Covid.

L’uomo, che ha detto di soffrire di schizofrenia, ha tentato di impiccarsi ed è stato salvato grazie al tempestivo intervento degli agenti della polizia penitenziaria allertati da altri detenuti. Un dramma sfiorato, insomma. Ma comunque un dramma, che si somma alle innumerevoli difficoltà di vita all’interno dell’istituto di pena casertano salito alle cronache, nei mesi scorsi, per i pestaggi finiti al centro di un’inchiesta della Procura. È la garante dei detenuti di Caserta, Emanuela Belcuore, a segnalare le criticità legate alla tutela della salute dei reclusi e lanciare un nuovo allarme.

Il caso è quello di un detenuto del reparto Volturno. Ha 46 anni ma è in condizioni di salute precarie. Diabetico e cardiopatico, sabato si è presentato a colloquio con la garante su una sedia a rotelle, con tanti punti di sutura sulla pancia per via di un recente intervento al colon e l’impossibilità di essere autonomo anche per i bisogni più elementari. «Come può un detenuto in quelle condizioni stare ancora in carcere o in quella struttura?» si chiede la garante dei detenuti di Caserta. L’assistenza del caregiver, ingaggiato dal carcere per sole due ore pur fornendo assistenza per l’intera giornata, non basta anche perché si tratta di un assistente che non ha le competenze sanitarie che sarebbero necessarie per supportare un detenuto in condizioni di salute tanto delicate. E non è tutto.

La carenza di personale sanitario finisce per incidere anche sul tempismo delle terapie a cui sono sottoposti molti detenuti del carcere sammaritano, tanto che sabato mattina alcuni reclusi hanno raccontato di non aver avuto la dose quotidiana di farmaci e altri hanno lamentato di aver dovuto provvedere a proprie spese alla fornitura di pannoloni e altri presidi di cui hanno necessità. «L’Asl deve inviare altro personale altrimenti la situazione rischia di peggiorare – spiega Belcuore – Anche gli agenti della penitenziaria rischiano di andare sotto pressione perché costretti a sostituirsi ad altre figure professionali pur non avendone le competenze».

Avatar photo

Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).