La legge ‘Severino’ andrebbe “modificata” e – forse – anche “abolita”. Parola di ministro della Giustizia. In una lunga intervista ieri al Corriere della Sera, Carlo Nordio è tornato ancora una volta sulle norme volute dall’allora Guardasigilli del governo Monti e ritenute “inadeguate” per mancanza di “tassatività” e “specificità”. Nel mirino, oltre al reato di abuso d’ufficio, il temibile traffico di influenze illecite, lo spauracchio dei pubblici amministratori. Tali norme, nelle intenzioni, avrebbero dovuto agevolare, recependo una indicazione dell’Assemblea generale dell’Onu, il contrasto alla corruzione.

Sull’onda, però, delle indagini a tappeto condotte in quel periodo dalle Procure sulle spese elettorali presso i vari Consigli regionali, poi terminate ad anni di distanza con una raffica di assoluzioni, la preside della Luiss ideò una serie di complicati meccanismi di incandidabilità, decadenza, e sospensione dagli incarichi elettivi. In pratica, ricorda l’ex procuratore aggiunto di Venezia, con la legge attuale “tutti possono essere indagati”. “Leggendola non si capisce che reato descrive”, sottolinea Nordio, ricordando che l’Anci è per l’abolizione della Severino e che anche il Pd è disponibile ad una modifica del testo.

L’ incandidabilità, nelle intenzioni dell’inquilino di via Arenula, dovrebbe scattare almeno dopo la sentenza di secondo grado. Un altro argomento toccato dal ministro è stato quello dell’abuso delle intercettazioni telefoniche. Attualmente le Procure italiane spendono circa 200 milioni di euro l’anno per gli ascolti. Il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, in una relazione diffusa la scorsa legislatura, aveva stimato in circa 110 mila le utenze sotto controllo. La Procura che effettua più intercettazioni è Napoli dove vengono ascoltati quasi 10mila telefoni ogni anno con un costo di oltre 12 milioni, il 60 percento del budget assegnato dal Ministero. E sempre a Napoli ci sarebbe grande ricorso al trojan, il virus spia che trasforma il cellulare in un microfono sempre acceso. Le intercettazioni, passate da essere strumento d’indagine a fonte di prova, oltre ai costi proibitivi, sono spesso oggetto di divulgazione illecita.

Sul punto Nordio si è detto pronto ad un confronto con i rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati, dell’avvocatura, e del giornalismo. Sulla separazione delle carriere fra pm e giudici, invece, il ministro ha messo le mani avanti ricordando che è un obiettivo di “lungo periodo” e che necessita di una modifica della Costituzione. Dopo aver sollecitato una semplificazione legislativa visto che troppe leggi (in Italia sono circa 250mila leggi a fronte di 25mila negli altri Paesi) sono spesso causa di corruzione, Nordio ha infine affrontato il tema delle carceri. Il ministro è consapevole che la costruzione di nuove prigioni per evitare il sovraffollamento non è fattibile.

In assenza di una inversione di rotta circa l’esecuzione della condanna non in carcere, alquanto improbabile con l’attuale compagine di governo, servono spazi dove far scontare la pena detentiva. Una soluzione sarebbe il cambio di destinazione d’uso delle tante caserme dismesse. Abolito il servizio militare moltissime strutture sono state infatti abbondante. Si tratta di spazi che difficilmente possono trovare un qualche utilizzo. Nordio vorrebbe quindi trasformare le camerate in celle per i detenuti in attesa di giudizio o condannati per reati minori. Ci riuscirà?