Carlo V era famoso perché aggirava gli ostacoli dei negoziati costantemente con il rinvio: “ domani”, era la sua espressione ricorrente. A lui, fatte le debite, enormi proporzioni ovviamente, fa pensare la “ mappatura” decisa per le concessioni balneari e per il commercio ambulante che ha consentito il rinvio, nell’ambito della proposta di legge delega per la riforma della concorrenza, di decisioni immediati su questi punti controversi nell’ambito della maggioranza di Governo.

Con un atteggiamento bonario si potrebbe arrivare a sostenere che la “mappatura” sia manifestazione di una linea einaudiana del conoscere per deliberare”. Ma non vi è dubbio che la ripetizione del ricorso a questa interlocutoria soluzione – si veda la precedente “mappatura” delle abitazioni ai fini della riforma del catasto – costituisca (anche) un comodo espediente per cortocircuitare dissensi e, in qualche modo, dare una certa soddisfazione alla contrarietà della Lega nei confronti di un intervento normativo ora su questa materia. Il riferimento a una imminente decisione del Consiglio di Stato su questo argomento, che il Governo intende conoscere prima di decidere la proposta legislativa, costituisce una motivazione traballante dal momento che la sentenza sarà naturalmente adottata “de iure condito”, mentre adesso si deve costruire una nuova normativa e il “legislativo” non può essere subordinato al “giudiziario”.

Resta il fatto che da un quindicennio la Direttiva europea Bolkestein è inattuata. Tutto ciò non toglie che la proposta di delega, tra aspetti positivi, altri negativi e alcune omissioni, complessivamente si muova nella giusta direzione, ma, scarsamente ambiziosa, avrà bisogno di modifiche e integrazioni in sede parlamentare per rendere più ampio ed efficace l’arco delle riforme da introdurre con i successivi decreti legislativi. In effetti, il rinvio riguarda anche altri punti importanti: dalla possibilità per i notai dell’estensione dell’ambito della loro competenza alla disciplina degli inceneritori, mentre si rafforzano i poteri dell’Autorità Antitrust, ma non si coglie la favorevole occasione per introdurre una complessiva rivisitazione delle Authority di regolazione, controllo e garanzia. L’Antitrust, per di più, oggi ha un vertice ridotto a due soli esponenti, presidente compreso.

Basta una lieve indisposizione di uno dei due e il vertice già in difficoltà (si ricordi il noto brocardo “ duo non faciunt collegium”) sarebbe paralizzato. La previsione, nella delega, dell’istituzione di un Comitato di saggi che dovrebbe compiere una prima valutazione sulle nomine da decidere per gli organi delle Authority in generale può finire con il creare sovrapposizioni di competenze e comunque risponde alla logica delle innovazioni frammentarie, laddove sarebbe stata necessaria una revisione complessiva e organica. Un tale approccio si imporrebbe, muovendo da un quadro d’insieme nel quale sia chiara la visione che il Governo propone dell’intervento pubblico in economia, considerato che il “pubblico” non è di per sé confliggente con la concorrenza, ma deve osservarne, anch’esso, le regole, insieme con quelle del libero mercato. Allontanandosi da tale impostazione organica, la delega diventa sostanzialmente una elencazione di “ disiecta membra”, di pezzi separati, seguendo l’approccio che annualmente non può non adottare l’Autorità Antitrust, tenuta a segnalare, appunto annualmente, le revisioni da introdurre nella normativa regolatrice.

Altro “punctum dolens”, ma si tratta di un settore nel quale il Governo non poteva astenersi dall’intervenire, è quello della promozione della concorrenza anche nel conferimento delle licenze per i servizi di mobilità urbana che già sta sollevando reazioni di tassisti e titolari di attività di noleggio con conducente”. Sul rafforzamento della concorrenza in materia di bollette telefoniche, assicurazioni, colonnine di ricarica elettrica, selezione dei primari ospedalieri non si può che esprimere condivisione. Tuttavia non sarà semplice, per l’insieme dei principi e criteri della delega, la traduzione in norme legislative, mentre in generale si faranno sentire corporazioni e lobby. Allora bisognerà verificare quale capacità di tenuta l’Esecutivo sarà in grado di manifestare, ricordando la fermezza che all’epoca seppe dimostrare Pierluigi Bersani, allora Ministro delle attività produttive, su importanti aperture alla concorrenza. Insomma, la rivisitazione della concorrenza è in larga parte ancora da vedere.