"Lo Stato non deve sparire. A Nisida gli educatori devono prendere le ferie per portare i detenuti nel nostro centro"
Omicidio Gigi e Paolo, Enzo Castaldi: “Dopo 22 anni il capo del clan che uccise mio figlio cambia strada quando mi vede”

Erano fermi nella Lancia Ypsilon sotto casa ad ascoltare musica, fantasticando sul futuro e parlando della vacanza in Grecia quando sono stati ricoperti da una pioggia di piombo che non gli ha lasciato scampo. Era il 10 agosto 2000 e a Pianura, periferia occidentale di Napoli, vennero uccisi Luigi Sequino e Paolo Castaldi, poco più che ventenni. Entrambi scambiati per guardaspalle di un boss della zona. A distanza di 22 anni, Enzo Castaldi, ripercorre la tragedia del figlio e ribadisce, ancora una volta, l’assenza e le passerelle (come quella di ieri) dello Stato e soprattutto della politica.
Signor Castaldi, come mantiene vivo il ricordo di suo figlio?
«Con l’attivismo, con le iniziative nelle scuole, con le visite ai giovani nel carcere minorile di Nisida e al centro di prima accoglienza ai Colli Aminei. In tutti questi anni non mi sono mai fermato. Sono entrato nell’associazione Libera e ho iniziato un percorso per provare ad aiutare i ragazzi che hanno già sbagliato una volta».
Come si fa a spiegargli che non devono “sbagliare” ancora?
«Questo non è facile, bisogna avere pazienza e mostrargli il vero molto della camorra. Non è guadagno facile ma morte e distruzione. Sono stato dalla Sicilia a Bolzano a parlare della tragedia di Gigi e Paolo perché la camorra è ovunque».
Lei in tutti questi anni ha potuto contare sull’aiuto delle Istituzioni?
«Poco o nulla in realtà. Dopo quel maledetto giorno d’estate ci siamo fatti forza insieme alla famiglia Sequino. Poi l’unica presenza fissa è stata rappresentata dagli uomini della Chiesa: da don Ciotti a don Tonino Palmese, passando per il nostro parroco don Vittorio Zeccone che gestisce la “Casa del giovane”, un bene confiscato al clan Mele che uccise per errore i nostri ragazzi».
Lo Stato è poco presente quindi?
«Non voglio essere categorico ma la realtà purtroppo è questa. Le faccio un esempio che ha rimarcato anche don Ciotti: è mai possibile che gli educatori di Nisida debbano prendersi un giorno di ferie per portare i giovani detenuti in centri di legalità come il nostro? Tra l’altro a proprie spese. La rieducazione viene fermata da lungaggini burocratiche inspiegabili…».
Ai politici incontrati in piazza del Plebiscito che appello avete lanciato?
«Quello di non sparire. Quello di non rivedersi il prossimo 21 marzo in occasione dell’ennesimo anniversario. C’erano Conte, Manfredi, Fico. Al presidente della Camera abbiamo ricordato che il prossimo 20 aprile saremo a Montecitorio. Ma non solo noi, bensì tutte le famiglie delle 1700 vittime innocenti. L’80% di queste non conosce ancora la verità».
Ha mai incontrato i killer di suo figlio?
«Due sono all’ergastolo, uno è stato ucciso pochi anni dopo, un altro si è pentito e durante il processo scrisse alle due famiglie una lettera di scuse. Da qualche mese però vedo regolarmente il patriarca di quella famiglia, colui che in quel periodo ne era a capo. È stato scarcerato e lo incontro spesso al cimitero: appena incrocia il mio sguardo, cambia strada».
LA GIORNATA IN MEMORIA DELLE VITTIME INNOCENTI DI MAFIA
Ieri mattina studenti e studentesse, ma non solo, da tutta Italia sono scesi in piazza a Napoli, per il corteo organizzato dall’associazione di Don Ciotti, “Libera”, contro le mafie in occasione della XXVII giornata di memoria e impegno per le vittime innocenti di mafia. A piazza Municipio si sono uniti alla manifestazione, tra gli altri, il presidente della Camera Roberto Fico, il presidente del movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. A guidare il corteo, che quest’anno ha avuto come slogan “Terra mia. Coltura-Cultura”, una bandiera con il simbolo arcobaleno della pace. Dal palco montato in piazza del Plebiscito, dove sono stati pronunciati i nomi delle 1.055 vittime innocenti della criminalità, è stato letto anche un messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarella «Desidero esprimere la mia vicinanza a quanti si ritroveranno nella manifestazione nazionale a Napoli e nelle altre piazze italiane per ripetere gesti insieme semplici e esemplari. Crescita civile e affermazione dei diritti si affermano con il consolidarsi della partecipazione dei cittadini».
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