Oltre 6 miliardi di dollari all’anno: questo il valore del mercato illegale della droga in Afghanistan, uno dei paesi più poveri al mondo, ma leader mondiale del traffico di oppio. Secondo l’Ufficio droga e crimine dell’Onu, il paese dedica ben 224 mila ettari alla coltivazione del papavero da oppio.

Grazie al controllo di questo traffico, i talebani hanno potuto acquistare armi, reclutare migliaia di giovani, corrompere i funzionari e controllare il territorio. Gli Usa hanno speso circa 8,6 miliardi di dollari tra il 2002 e il 2017 per soffocare il traffico di droga in Afghanistan.

Oltre all’eradicazione del papavero, Washington ha appoggiato programmi di colture alternative (per esempio l’ulivo), raid aerei su sospetti laboratori di eroina e altre misure. Tutto vano, pare. Gli agricoltori che dipendono dalla produzione di oppio per sfamare le loro famiglie oggi simpatizzano per i talebani. «Controllare il traffico degli stupefacenti vuol dire garantire la sicurezza e la democrazia di un Paese», spiega Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, la campagna per la legalizzazione della cannabis. E conclude: «La terribile attualità dovrebbe farcelo capire: il dibattito sulle droghe non può essere più rimandato».

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