Il papa ha parlato delle carceri. E dei suicidi in carcere. Lo ha fatto nell’udienza generale, ieri, in piazza San Pietro. Il papa: solo il papa. Nessun altro parla delle carceri. E nessuno parla dei suicidi e fa sapere che il numero dei suicidi in cella sta aumentando in modo vertiginoso quest’anno. Non ne parla il ministro, non ne parla Draghi, non ne parlano i segretari dei partiti, non ne parlano nemmeno i responsabili della giustizia dei partiti, non ne parlano gli intellettuali (ci sono ancora gli intellettuali in Italia?), non ne parlano i giornalisti (e i giornalisti ci sono ancora?). Silenzio. 59 suicidi, finora, quest’anno. In un articolo che pubblichiamo nelle pagine interne si racconta di uno di questi suicidi, era un ladro di pecore. Anzi, di pecora. Aveva rubato una pecora -una sola – e chiedeva dei soldi per restituirla. L’hanno chiuso in cella. Lui si è ucciso.

Il papa ha parlato soprattutto delle madri dei detenuti. Non solo delle madri dei detenuti, di tutti i ragazzi emarginati, sfruttati, sofferenti: però poi ha parlato esplicitamente dei carcerati, come aveva fatto 2000 anni fa Gesù, nel discorso sulle beatitudini. “Una preghiera particolare – ha detto Bergogliola rivolgo a Dio per le madri dei giovani detenuti. Perché non venga meno la speranza. Purtroppo nella carceri ci sono troppe persone che si tolgono la vita, e molte sono anche giovani”. Poche parole, ma dirompenti. Il papa ha rotto un tabù e poi ha riaffermato una delle più forti ma misconosciute verità del vangelo. Il tabù è quello del suicidio. Fino a pochi anni fa la chiesa addirittura negava le funzioni religiose in ricordo dei suicidi. Ne impediva il funerale.

A Francesco, evidentemente, questa vecchia idea bigotta neppure passa per la testa. I tabù lui li manda in frantumi. E poi ha riaffermato uno dei valori proclamati da Cristo: i carcerati come persone positive, l’obbligo per il cristiano di assisterli e aiutarli. Pensate: 2000 anni fa Gesù di Nazareth diceva questa cosa. Poneva all’ordine del giorno il problema delle prigioni, e della loro infamità. E addirittura negava il regno dei cieli a chi non si occupasse dei carcerati. E oggi? Silenzio, imbarazzo. Solo Rita Bernardini, impavida, cocciuta, splendida, continua a digiunare per smuovere qualcosa. Provate a estorcere a un politico una frase contro le prigioni e pro-prigionieri. Non estrarrete una sola sillaba dalla sua bocca. E poi, serio serio, vi dirà: “chi ha sbagliato deve pagare, certezza della pena”. Idioti.

Avatar photo

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.