Nelle carceri italiane si continua a morire quotidianamente, eppure ai partiti impegnati in campagna elettorale è un tema che non interessa. Ma la storia che arriva dal carcere Lorusso e Cutugno di Torino è di quelle che non può non colpire l’opinione pubblica.

Domenica 14 agosto si è tolto la vita nel penitenziario torinese un ragazzo di soli 25 anni, Alessandro Gaffoglio: in cella c’era finito il 2 agosto con l’accusa di due rapine a San Salvario, in cui si sarebbe finto cliente di un supermercato e poi una volta di fronte al cassiere avrebbe estratto un coltello e preteso l’incasso.

Nessun precedente penale per lui ma la decisione di sbatterlo in galera come misura cautelare in attesa del processo, la sua prima volta in un carcere. Troppo per Alessandro, giovane di origine brasiliana ma adottato da una famiglia torinese quando ancora era un bambino: 12 giorni dopo l’ingresso nel carcere il 25enne ha preso un sacchetto di plastica e l’ha avvolto intorno alla testa. Poi si è nascosto sotto una coperta della cella ed è morto così, col cuore che pian piano ha smesso di battere.

Una tragedia che si poteva evitare? Dovrà chiarirlo l’indagine aperta dalla Procura di Torino dopo la denuncia presentata dai genitori, assistiti dall’avvocato Laura Spadaro, scrive oggi Il Corriere di Torino. Al momento non è stato ipotizzato alcun reato, ma il fascicolo di Alessandro è stato sequestrato.

Il ragazzo, con una infanzia difficile e affetto da disturbi psichici, la scorsa settimana aveva già tentato di togliersi la vita usando le lenzuola del letto, gesto estremo impedito dagli uomini della polizia penitenziaria. Per questo Alessandro è stato sottoposto a  a un regime di massima sorveglianza ma dopo valutazioni psichiatriche giornaliere era poi stato trasferito al “sestantino”, un gruppo di quattro celle singole ricavato nella sezione nuovi giunti, in regime di minima sorveglianza. Proprio dentro una di quelle celle, domenica Alessandro si è tolto la vita.

Per l’avvocato della famiglia va fatta chiarezza su quanto accaduto in carcere: “I genitori non hanno mai saputo del tentativo di suicidio. Hanno scoperto tutto dopo la sua morte. Sono sconvolti e chiedono risposte”, spiega Spadaro.

I numeri italiani sono drammatici: sono 52 i suicidi da inizio anno nelle carceri italiane, nove nei primi quindici giorni di agosto. Ad ammettere le difficoltà è la stessa ministra della Giustizia, Marta Cartabia: “È un’estate davvero drammatica. Il ministero, l’amministrazione penitenziaria stanno facendo molto per migliorare complessivamente la qualità di vita e di lavoro nei nostri istituti, ma il dramma dei suicidi riguarda tutti”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia