Non c’è alcuna motivazione reale per abbattere l’orsa JJ4, considerata responsabile della morte del giovane Andrea Papi che ha avuto la sfortuna di incontrarla il 5 aprile, durante una corsa nei boschi di Caldes (Trento).

La “pericolosità” dell’animale non è più un argomento da quando l’anziana femmina (17 anni) è stata catturata: dalla notte tra il 17 e il 18 aprile è detenuta nel centro faunistico del Casteller ed è scontato che non potrà essere reimmessa nel bosco da cui proviene. Quindi non può nuocere a nessuno: perché abbatterla?

Anche le prescrizioni del “PACOBACE” sono soddisfatte. Nel Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali si descrivono, in ordine crescente di gravità, 18 situazioni di “interazione” tra l’uomo e l’orso alle quali corrispondono 11 azioni, tra “leggere” ed “energiche”, da intraprendere in risposta. Al caso più grave (“orso attacca con contatto fisico senza essere provocato”) si può rispondere con tre possibili azioni “energiche”: cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio; cattura per captivazione permanente; abbattimento. JJ4 è stata rimossa dal suo ambiente naturale e non potrà tornarci: perché abbatterla?

Nel decreto del 27 aprile il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha sostenuto che l’orsa va comunque abbattuta perché “al Casteller non c’è posto” e perché l’animale sarebbe “pericoloso” anche durante e dopo il trasferimento. Argomentazioni respinte dal giudice amministrativo, su ricorso della Leidaa e di altre associazioni animaliste: non si può condannare a morte l’orsa solo perché la Provincia non ha ampliato il centro faunistico e JJ4 non può dirsi più pericolosa di altri due “detenuti”, gli orsi DJ3 e M57, trasferiti all’estero dallo stesso Fugatti nel 2021. Numerose strutture, dentro e fuori d’Italia, si sono offerte di ospitare JJ4: perché abbatterla?

Superate tutte le obiezioni razionali, ne resta una del tutto irrazionale, alla quale si attaccano i sostenitori della condanna a morte: JJ4 ha ucciso un uomo, quindi deve morire. Se non fosse tragico, sarebbe ridicolo: come applicare ad un animale categorie umane quali “giustizia”, “punizione” o “vendetta”? A chi mai sarebbe indirizzata questa sentenza esemplare? Alla repubblica degli orsi, perché imparino la lezione e non si azzardino più a fare gli orsi?
Per quanto sconvolgente sia la perdita (e, lo ripeto da madre, non ci sono parole per descriverla) bisogna resistere alla tentazione di trattare JJ4 come un’assassina. L’umanità della famiglia Papi, che non vuole vendetta, giganteggia sulla meschinità politico-amministrativa dell’aspirante ‘’killer di orsi’’ Fugatti.

Quell’orsa faceva l’orsa, nel bosco dei trentini, certo, ma anche suo. Ha agito secondo il proprio istinto, quasi certamente per difendere i cuccioli che non aveva ancora allontanato: erano ancora con lei quando è stata catturata. Non sappiamo neppure come si siano svolti esattamente i fatti, perché” “al momento – osservava ieri il vicepresidente della Società italiana scienze forensi veterinarie – non c’’è una ricostruzione dell’accaduto ma ci sono solo ipotesi”. Probabilmente il giovane, correndo, è finito contro l’orsa, ma non sappiamo come e perché.

Sulla scena c’erano i cuccioli? L’orsa ha percepito una minaccia diretta a loro? Di chi è il sangue sul bastone? Sono ancora molti gli interrogativi senza risposta, almeno per l’opinione pubblica. Intanto il massaggio è chiaro: nessuno tocchi JJ4, appartiene alla Natura, non soggetta ai tribunali degli uomini. Cessi questa “guerra senza sbocchi” agli orsi e a tutti gli animali selvatici colpevoli solo di essere “ingombranti” per questa o quella attività umana.

Michela Brambilla

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