In un discorso di 12 minuti aperto e chiuso da due lunghi applausi della Camera, con i parlamentari che hanno seguito in religioso silenzio, Volodymyr Zelesky, ha parlato in videocollegamento con Montecitorio. Un discorso breve ma molto coinciso per andare dritto al punto e perorare la sua richiesta di aiuto. Richiesta che ha fatto anche in altri parlamenti europei facendo riferimento agli eventi storici di ciascuna nazione.

Un po’ a sorpresa non ha fatto alcun riferimento o paragone tra il conflitto in corso in Ucraina e la resistenza dei partigiani in Italia contro il nazifascismo. Ma ha fatto riferimento a due città in particolare: Roma e Genova. La prima in quanto capitale d’Italia come lo è Kiev per l’Ucraina, la seconda ha motivi ben precisi da ricondurre alla Seconda guerra Mondiale.

“Io parlo da Kiev, dalla nostra capitale, dalla città che per la nostra Nazione è altrettanto importante come lo è Roma per tutto il mondo – ha detto Zelensky nel suo discorso – Da Kiev inizia la grande cultura di un grande popolo e adesso noi siamo al limite della sopravvivenza. Kiev ha vissuto sulla sua storia delle guerre feroci e dopo tutte queste tragedie c’è bisogno di vivere in pace, in una pace continua ed eterna, come dev’essere a Roma e in qualsiasi altra città del mondo. Ma a Kiev abbiamo ogni giorno le sirene, ogni notte cadono le bombe e i missili vicino a Kiev, nelle città nei dintorni ci sono diverse truppe dell’esercito russo che torturano, violentano rapiscono i bambini, distruggono, e con i camion portano via anche i nostri beni. Questo è stato fatto in Europa per l’ultima volta dai nazisti quando stavano occupando altri Paesi”.

Poi il parallelismo tra Genova e Mariupol, entrambe città costiere e con lo stesso numero di abitanti. Ecco il passaggio del discorso di Zelensky: “Le città ucraine vengono distrutte, alcune sono completamente distrutte, come Mariupol, sulla costa del mare d’Azov, dove c’erano circa mezzo milione di persone come nella vostra città di Genova dove sono stato. A Mariupol non c’è più niente, solo rovine. Immaginate una Genova completamente bruciata dopo tre intere settimane di assedio, di bombardamenti, di spari che non smettono neanche un minuto. Immaginate la vostra Genova dalla quale scappano le persone a piedi con le macchine, con i pullman, per arrivare dove è più sicuro”.

Zelensky ha scelto Genova anche per la sua storia passata, simile a quella di Mariupol nell’attuale invasione russa dell’Ucraina. Era l’autunno 1942 quando su Genova si abbatterono terribili bombardamenti dall’aviazione britannica Raf. Divampava in Europa la Seconda Guerra Mondiale. Genova, porto e sede di importanti stabilimenti industriali dell’Ansaldo e della Piaggio, era un obiettivo sensibile. Fu la prima città a sperimentare attacchi massicci e indiscriminati sui centri abitati per fiaccare il morale della popolazione. Fu la prima città italiana a subire quel trattamento. Lo stesso che oggi sta subendo la città di Mariupol.

Nell’autunno 1942, con l’ entrata in guerra degli Stati Uniti la superiorità aerea degli Alleati si è fatta schiacciante. Inoltre avevano individuato nell’Italia il “ventre molle” dell’Asse, da colpire con decisione per provocarne la resa e lasciare la Germania sola nella lotta. Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre furono sganciati su Genova 179 tonnellate di ordigni esplosivi devastando molti edifici del centro storico.

Tra il 23 e il 24 ottobre succede la tragedia: l’allarme di nuovi bombardamenti suona e le persone prese dal panico iniziano a fuggire all’impazzata. In 354 morirono schiacciati e soffocati. Nei giorni successivi continuarono i bombardamenti su Genova. La più drammatica nella notte tra il 7 e l’8 novembre a cui partecipano 176 bombardieri, dei quali 143 giungono sul bersaglio. Quei bombardamenti provocarono lesioni a 7683 abitazioni, di cui più di tremila distrutte o rese inabitabili. In alcune aree oltre un terzo degli edifici è danneggiato. I morti, contando le vittime della Galleria delle Grazie, sono ufficialmente 451, ma il dato appare largamente sottostimato. Un pezzo di storia che sembra rivedere drammaticamente oggi in Ucraina.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.