La faida
Ponticelli tra faida e passerelle: si uccide da due anni, si spara fuori scuola e lo Stato… sfila
Ponticelli terra martoriata, terra di nessuno. Terra di politici dalla sfilata facile e dai grandi proclami. Poco prima della 14 di ieri Luigi Amitrano, pluripregiudicato di 48 anni legato al clan camorristico De Luca Bossa, è stato raggiunto da un proiettile alla gamba destra. Un’ambulanza del 118 lo ha poi trasportato al vicino pronto soccorso dell’Ospedale del Mare dove i sanitari lo hanno assistito. Non è considerato in pericolo di vita. Il tutto è avvenuto a pochi passi da una scuola elementare e solo per una fortunata coincidenza i bambini non si sono trovati al centro del raid armato.
L’uomo ha chiesto aiuto a una volante della polizia che si trovava a passare proprio in quella zona. L’agguato si è verificato in piazza Aprea, a pochi passi dalla Basilica della Madonna della Neve e dall’istituto comprensivo Toti-Borsi-Giurleo, dove è presente la sede della scuola dell’Infanzia e Primaria. A quell’ora c’erano già dei genitori ad aspettare che i piccoli uscissero dall’Istituto, poi gli spari in pieno giorno: in pochi minuti il panico ha travolto tutti i presenti. Possibile che un quartiere conosciuto oramai per fatti di sangue sia stato dimenticato dalle istituzioni? Nessuno fa niente. I pochi baluardi di legalità sono le chiese con i preti più coraggiosi e le associazioni del terzo settore, per il resto il vero latitante a Ponticelli come nelle altre periferie della città è lo Stato. A Ponticelli da tempo è in corso una violenta faida tra i clan De Micco-De Martino e i De Luca Bossa-Casella-Minichini. Una guerra per il potere che continua a mietere vittime.
“Purtroppo senza sicurezza non si può pensare di programmare nulla e non c’è da attendersi niente di buono per il futuro – attacca il consigliere comunale dell’opposizione Catello Maresca – Su questo l’amministrazione comunale ha completamente fallito. Speriamo in un decisivo intervento da parte del neo ministro Piantedosi, perché serve una scossa seria ed un piano strategico efficace che stiamo invocando dal primo Consiglio comunale ormai più di un anno fa. Da allora solo chiacchiere e la gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti”. L’episodio di ieri torna a riaccendere i riflettori sulla periferia est del capoluogo partenopeo a poche settimane dall’omicidio del 22enne Alessio Bossis, avvenuto il 24 ottobre scorso nel parcheggio di una galleria commerciale del vicino comune di Volla.
Si apre il fuoco in un giorno simbolico: proprio ieri è iniziata la XII giornata in memoria delle vittime dell’11 novembre 1989, l’evento commemorativo organizzato dal presidio di Libera Ponticelli, Fondazione Pol.i.s., Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità dedicato al ricordo delle vittime del raid camorristico nel centro di Ponticelli, all’esterno del bar Sayonara, dove persero la vita sei persone, di cui quattro innocenti. Ponticelli gronda sangue: ci sono stati sette morti ammazzati in meno di due anni, ma a uccidere il futuro di una comunità sono anche bombe, stese, raid che hanno messo in ginocchio un quartiere. Proprio per ricordare la strage del Bar Sayonara oggi le istituzioni sfileranno a Ponticelli. Ci sarà anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
“Ormai – afferma Stefano Marzatico, consigliere del Gruppo Maresca alla Sesta Municipalità Ponticelli-Barra-San Giovanni a Teduccio – viviamo una situazione insostenibile. Un anno è passato, senza aver avuto risposta da chi amministra la città, ma al consueto corteo dell’11 novembre, anniversario della strage del Bar Sayonara, domani parteciperanno in tanti prendendosi applausi che non meritano. Sarebbe il caso che ognuno di loro si dimettesse e chiedesse scusa al quartiere di Ponticelli”. Sarebbe il caso di fare qualcosa, di trovare il coraggio di entrare in questi quartieri e restituire a chi ci vive dignità e sicurezza. Invece si continua con i proclami, gli annunci, le iniziative ma poi tutto resta com’è. Finita la manifestazione, Ponticelli sprofonda nella solitudine di una terra dimenticata da tutti e della quale ci si ricorda solo quando una pistola, l’ennesima, spara e allora il rumore sveglia qualcuno. Per pochi minuti, poi il sonno continua.
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