Tutto era iniziato con il Pos. Giorgia Meloni per anni all’opposizione aveva considerato l’obbligo dei pagamenti elettronici un nemico. “Lo stato guardone” che vuole entrare nella tua vita, oltre che nelle tue spese e nei tuoi conti. Un afflato liberale che sarebbe pure stato condivisibile, ma che in effetti era sorprendente conoscendo il piglio giustizialista, securitario e statalista della destra sociale. Ma in tanti, soprattutto commercianti e tassisti, l’avevano sostenuta per questo. Perché prometteva che se avesse vinto lei avrebbe abolito l’obbligo del Pos. In effetti ci provò, salvo rimangiarsi tutto nel giro di poche ore bacchettata dall’Unione Europea. Anche qui, il video con la canna da pesca sul Tevere a raccogliere zucchine di mare è un lontano ricordo.

La linea anti europeista si è sciolta dalla nomina di Raffaele Fitto, il più europeista e democristiano del partito, a ministro del Pnrr e degli affari europei. E anche su quel fronte ha piegato la testa su tutto. Come prima o poi lo farà, si spera prima che poi, con il Mes. Che il governo ratificherà, lo sanno tutti. E aver preso tempo sarà servito solo a trovare il momento più opportuno per farlo sapere, o per nasconderlo, ai suoi elettori. La retromarcia più famosa però è sicuramente quella sulle accise per la benzina. Il video di Giorgia in auto contro il governo che non taglia le accise, cosa che lei avrebbe fatto se eletta, è tra i più virali. Ma le accise sono ancora lì, anzi, a toglierle era stato il governo Draghi. E poi il governo Meloni le ha rimesse. Perché? Non è chiaro dalle dichiarazioni dei ministri. A parte Urso, che ha detto che le cose servono per il taglio del cuneo. Cioè per togliere una tassa, ne metti un’altra. Bel ragionamento.

Ma da Giorgia Meloni nessuna parola su questa retromarcia. Come nessuna dichiarazione è arrivata sulle pensioni. In sostanza con la manovra mettono in atto e fortificano la legge Fornero, nemica numero uno per anni di Salvini e il centrodestra. Possibile che una campagna di odio così identitaria, venga poi ribaltata a tal punto senza che si spieghi ai cittadini come sia stato possibile? Oltre ovviamente a chiedere scusa a Elsa Fornero

La stessa cosa, sempre in manovra, è avvenuta con le tasse. Giorgia Meloni – Dio, patria e famiglia – ha aumentato le tasse sui prodotti per l’infanzia e l’igiene delle donne. Proprio lei che dice di voler incentivare le nascite. Come pure ha aumentato le tasse sulla casa. E ce la ricordiamo tutti la polemica che fece sulla revisione del catasto. Del resto la difesa della casa è sempre stata battaglia forte del centrodestra. Fino anche non sono tornati al governo, senza Berlusconi. E da ultimo, in manovra, il prelievo automatico dell’agenzia delle entrate sui conti corrente. Poi cancellato dalla stessa Meloni, con un tweet. Ma chi ce lo aveva inserito in bozza? Quella stessa bozza approvata in cdm che per Meloni e Salvini doveva essere votata dal parlamento senza modifiche ed emendamenti da parte della maggioranza? Modifiche vietate ai parlamentari ma concesse ai capi partito.

E che dire del blocco navale? Da anni non si registrava un numero di sbarchi migranti come nel 2023, ma oggi per il centrodestra questo è argomento tabù. Ma quanto hanno speculato su quelle povere anime? Il capitolo giustizia è forse il più difficile. Carlo Nordio il giorno del giuramento al Quirinale disse: “Depenalizzeremo il codice Rocco”. È passato un anno, e dal governo Meloni abbiamo visto solo nuove fattispecie di reato, nuove aggravanti, e nuove pene. E anche il capitolo sulle intercettazioni, come quello sulla separazione delle carriere, sono arenati. Anche sui sussidi, Meloni si è sempre professata contraria ai “divanisti” e a favore del merito, del lavoro e del sacrificio. Ma se da un lato ha ridotto il reddito di cittadinanza, dall’altro continua a prorogare cassa integrazione straordinaria, la più subdola dei sussidi. Nella manovra ad esempio c’è la cigs per tremila lavoratori Ilva, mentre proprio lei aveva detto di volerne fare la più grande acciaieria d’Europa.

Questa estate poi abbiamo assistito alla retromarcia sulla tassa per gli extra profitti. Prima introdotta in Consiglio dei ministri, e poi ritirata dopo la contestazione dei banchieri. Come per il divieto dell’algoritmo e il tetto massimo per i biglietti aerei e il tetto massimo. Tutto annullato dopo le minacce delle compagnie di lasciare a terra gli italiani. Anche dal punto di vista politico e personale, è comprensibile che il premier contesti chi l’attacca per vicende che riguardano la sua famiglia. Ma tutti ricordiamo come lei, e il suo partito, non si siano fatti scrupolo in passato nel cavalcare il privato altrui.

Ora tutte queste giravolte, sarebbero anche apprezzabili. Considerando che in molti casi, come ad esempio sul Mes, è meglio che Giorgia Meloni cambi idea, rispetto a quando era all’opposizione. Bisognerebbe però avere il coraggio di spiegarlo agli italiani, e, nel caso, chiedere scusa.