I magistrati belgi hanno chiesto al Parlamento europeo di revocare l’immunità parlamentare per due deputati. Ragionevolmente si tratta dell’italiano Andrea Cozzolino e del belga Marc Tarabella. La presidente del Parlamento, Roberta Metsola, anziché chiedere alla procura il perché di una richiesta così insolita, e su quali basi essa si fondi, e se ci sono prove documentali o indizi molto forti a carico dei due indagati, ha preferito dichiararsi a disposizione della magistratura, e pronta a collaborare e ad affrettare i tempi.

Io credevo che il compito di una presidente di un parlamento fosse quello di difendere le prerogative del parlamento, la sua indipendenza e la sua insindacabilità. E anche di difendere il diritto all’immunità dei suoi componenti. La Metsola invece, forse sull’esempio della politica italiana, ha preferito schierarsi in modo inequivocabile dalla parte della magistatura. Il tradizionale inchino della politica al potere giudiziario che, evidentemente non solo in Italia, condiziona e sottomette la politica, scalfendo almeno – se non compromettendo – la struttura stessa della democrazia e dello Stato di diritto.

Su quale base si chiede l’arresto di due parlamentari europei? A occhio sulla base delle dichiarazioni di altri arrestati (forse illegalmente) e cioè Giorgi e Kaili, i quali sono stati indotti a parlare col ricatto, facendo loro balenare l’idea che solo se parlano e dicono quel che i magistrati vogliono che dicano potranno tornare a casa dalla loro bambina di 22 mesi. Che è stata abbandonata su ordine della procura. Un parlamento che si rispetti risponderebbe ai magistrati: quegli interrogatori non valgono niente. Confessioni e chiamate di correo estorte. Se avete le carte per accusare i nostri parlamentari bene, sennò tornatevene in procura.

Gli americani farebbero così. Resta poi la domanda di fondo: a cosa serve arrestare due parlamentari dopo averli indagati per circa tre mesi (l’arresto non potrebbe avvenire comunque prima di febbraio)? Certo non per impedirgli di inquinare le prove o scappare. E allora? Perché evidentemente si pensa che il carcere li potrebbe ammorbidire e indurre a parlare. E’ legale tutto ciò? No, è assolutamente illegale. Però piace ai populisti e la politica si accuccia volentieri.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.