Da Federico Salvatore si aspettavano tutti la canzone comica, la macchietta, qualcosa con cui ridere e scherzare anche a Sanremo. E invece lui fece un’altra scelta, voleva presentare a quel 46esimo Festival il suo lato più autoriale, meno cabarettistico, e cantare un tema che era un tabù: l’omosessualità. Sulla porta, il suo brano, alla kermesse del 1996 divenne un vero e proprio caso, anche oggetto di censura, polemiche. È rimasto nella storia del Festival, non soltanto in quella del cantante napoletano morto oggi a 63 anni, dopo che nell’ottobre 2021 aveva sofferto una grave emorragia cerebrale dalla quale non si era più ripreso.

Lui si definiva “cantattore”. E per quello lo conosceva il grande pubblico, per le apparizioni al Maurizio Costanzo Show. Canzoni satiriche, comiche, scenette ambientate per lo più a Napoli, di cui raccontava i risvolti umoristici e grotteschi, pezzi anche demenziali, spesso a sfondo sessuale, ricchi di doppi sensi. Con l’album Azz, nel 1995, aveva venduto 700mila copie e vinto due Dischi di Platino. A Sanremo stupì tutti. “Per non essere solo etichettato come comicità e macchietta, Sanremo per me rappresentava la vetrina giusta per poter dimostrare questa mia altra faccia, questa mia grande passione anche per la canzone d’autore”.

I riferimenti: il teatro-canzone di Giorgio Gaber, la ricerca della rima e della sintassi alla Fabrizio De Andrè e ovviamente l’eco di tutta la musica napoletana, classica e contemporanea. Sulla porta fu scritta con Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati, finì dentro l’album Il mago di Azz. Raccontava dell’outing definitivo di un uomo che se ne andava di casa e, dopo una vita di bugie e isolamento, diceva alla madre che era per stare con un uomo. La presentazione di Pippo Baudo: “Un ragazzo davanti alla porta della sua casa manifesta le proprie decisioni, prende coscienza della propria esistenza anche di fronte a quello che ci può essere di affetto materno, di rapporto filiale, e prende una decisione di vita importante”.

La canzone divenne un caso già prima del Festival. “Mi fu censurata la parola ‘omosessuale’ dal testo, fui costretto a sostituirla, ma solo la prima e la seconda serata mi auto-censurai perché la terza serata fregandomene della censura cantai il testo originale con la parola ‘omosessuale’. All’Ariston ci fu un applauso da brividi che ancora ricordo e mi emoziona”, raccontava lo stesso Federico Salvatore sul suo canale ufficiale in un’intervista a inizio 2021. “E io dal terzo posto finii al terzultimo posto. La censura e la falsa morale mi presero a calci in culo”.

Quel piazzamento non ha impedito a Sulla porta di scrivere un piccolo ma importante capitolo della storia di Sanremo, come ricordano anche oggi. “Una dolorosa notizia. È morto Federico Salvatore – ha scritto Antonello Sannino dell’Arcigay Napoli Antinoo – un grande! Nel 1996 Federico Salvatore si presenta al 46° Festival di Sanremo con Sulla porta, brano scritto in collaborazione con Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati. Federico Salvatore ebbe già nel 1996 il coraggio di trattare al Festival di Sanremo il tema dell’omossessualità e il rapporto con la famiglia e una società ipocrita e violenta. Federico pagò con la censura prima e l’isolamento poi la sua coraggiosa arte. Ciao Federico!”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.