A due giorni di distanza dalla commemorazione di Hammamet si può fare un primo consuntivo. Una prima notazione è che non c’è paragone per intensità, ampiezza, quantità e qualità degli intervenuti, presenze fra questa scadenza e il decennale. Questa volta non si è trattato di una manifestazione di combattenti e reduci, ma di un avvenimento politico e culturale, da nessuno programmato e gestito, con un notevole film, un bel documentario, alcuni libri scritti da giornalisti di rilievo e con un’attenzione di vasti settori di opinione pubblica che non hanno manifestato umori demonizzanti di alcun tipo, ma anzi l’intenzione di capire davvero che cosa è successo tanti anni fa.

Ciò è avvenuto perché è oramai evidente che la questione Craxi rimane una ferita aperta nella coscienza della nazione. La ragione principale è molto semplice: nei confronti di un grande leader, la cui battaglia politica è stata caratterizzata da valori e da iniziative politiche di grande rilievo, è stata sviluppata una operazione mirata di criminalizzazione attraverso il combinato disposto dell’azione giudiziaria del pool di Mani Pulite e di un circo mediatico guidato dai quattro principali giornali dal Tg3 dalle stesse reti Mediaset.

Il tutto imperniato sul finanziamento irregolare dei partiti e specialmente del Psi. Ma oramai tutte le analisi politiche, mediatiche e quelle stesse giudiziarie hanno messo in evidenza senza ombra di dubbio che Tangentopoli era un sistema organico che coinvolgeva tutti i grandi gruppi industriali, finanziari, editoriali (in primis la Fiat e la Cir, nonostante le pietose lettere volte a presentare loro come inermi concusse) e di tutti i partiti, senza eccezione alcuna, fra i quali il Pci che sommava insieme tutte le forme possibili e immaginabili di finanziamenti irregolari, al netto delle autentiche falsità dette da Berlinguer, che conosceva lo stato dell’arte, quando ha sollevato la questione morale.

Non solo è ormai provato tutto ciò, ma il colpo di mano del ’92-’94 ha avuto conseguenze devastanti visibili prima nel bipolarismo anomalo andato dal ’94 al 2011, che comunque ha avuto una sua logica e serietà, e poi dalla successiva affermazione di forze populiste-giustizialiste come il Movimento 5 stelle o sovraniste-razziste come la Lega che hanno prodotto le conseguenze disastrose visibili a tutti.

Orbene, a fronte di tutto ciò, la questione Craxi si ripropone non solo per l’operazione sostanzialmente eversiva messa in atto a suo tempo, ma anche per la permanente validità di alcuni aspetti del suo messaggio: il riformismo liberal-socialista, l’impegno per la riforma dello Stato, la solidarietà occidentale, l’europeismo critico, il rapporto positivo con i popoli arabi del Mediterraneo e quello con Israele. Rispetto a tutto ciò mette conto anche registrare come le forze politiche si sono atteggiate in questa ricorrenza: c’è stata una presenza sobria e qualificata della Lega, una partecipazione assai ampia di Forza Italia, Italia Viva ha inviato un personaggio di rilievo come il capogruppo al Senato Faraone. Invece, a parte la presenza generosa di alcuni singoli, è stata francamente desolante l’assenza totale del Pd.

Al limite il Pd poteva anche salvare la faccia dando la qualità di delegazione ai suoi esponenti presenti spontaneamente. Non lo ha fatto, né Zingaretti ha avuto la dignità politica di inviare alla commemorazione un messaggio articolato nel quale esprimere il suo giudizio, quale che sia, nella questione Craxi. No, Zingaretti e con lui l’attuale gruppo dirigente del Pd, di fronte a Craxi sono in fuga da tempo, incapaci di esprimere un giudizio politico e culturale quale che sia.