Luca Attanasio sarebbe stato tradito. L’ambasciatore morto in un agguato, insieme con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, nella Repubblica Democratica del Congo non solo, secondo le parole della moglie, è stato tradito da qualcuno di molto vicino alla famiglia ma aveva anche chiesto una scorta rafforzata alla Farnesina. Che però non venne accordata. L’attacco di lunedì mattina, secondo quanto ricostruito in questi giorni, avrebbe avuto come obiettivo il sequestro.

A far emergere i dettagli sul caso un’intervista alla moglie dell’ambasciatore Zakia Seddiki e un retroscena della Stampa. Secondo quest’ultimo, un articolo a firma Grazia Longo, Attanasio aveva chiesto al ministero degli Esteri di rafforzare la propria scorta. Un allarme inascoltato. L’ambasciata, prima dell’arrivo del diplomatico originario del varesotto del 2017, contava quattro persone di scorta. Poi ridotte a due. Un anno dopo il suo arrivo l’ambasciatore formulava la sua richiesta alla Farnesina che aveva mandato un ispettore sul posto senza apportare infine nessun rinforzo.

Ancora troppi dubbi dunque sul caso. Si cerca di chiarire il ruolo dell’Onu del World Food Programme nella missione Monusco. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha chiesto chiarimenti urgenti. Rocco Leone, vicedirettore del Programme in Congo, ha raccontato che gli assalitori erano sei, cinque armati di kalashnikov Ak47 e uno di machete. Dapprima hanno ucciso l’autista e poi hanno spinto i passeggeri a scendere e a seguirli nella foresta. I due italiani sarebbero stati uccisi in un conflitto a fuoco e non in un’esecuzione. Leone sarà ascoltato dai pm Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti.

“Luca è stato tradito da qualcuno vicino a noi, alla nostra famiglia. Quella mattina la sua era un’operazione che non implicava direttamente il suo lavoro di ambasciatore”, ha detto in un’intervista a Il Messaggero la moglie dell’ambasciatore Zakia Seddiki. Che ha confermato altri dubbi sui dispositivi di sicurezza in forza all’ambasciata di Kinshasa: “Luca aveva fatto richiesta per una nuova macchina. Perché quella che era a disposizione in ambasciata, aveva avuto alcuni problemi meccanici. Quindi non c’è nessuna relazione con ciò che è accaduto quella terribile mattina”.

Vito Califano

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