Dopo Isma’il Haniyeh e Hassan Nasrallah, è giunta la volta di Abdul-Malik al-Houthi. Questo obiettivo – a causa della natura impervia del territorio del nord dello Yemen e della distanza da Israele – è certamente il più difficile da colpire, ma i ribelli filo-iraniani sono ora il nuovo fronte di Israele.

Dopo aver disarticolato Hamas a Gaza ed Hezbollah a Beirut, contribuendo in modo fondamentale alla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, ora è il turno di colpire il potere del gruppo Anṣār Allāh a Sana’a. Per farlo, Israele ha deciso di entrare in azione non di notte – come è sempre avvenuto finora – ma in pieno giorno, colpendo una zona interessata ogni venerdì da manifestazioni di massa organizzate dagli sciiti yemeniti contro lo Stato ebraico e a sostegno di Hamas. Sono in tutto una trentina i raid aerei avvenuti ieri nel primo pomeriggio su 3 governatorati dello Yemen: Hodeida, ʿAmrān e Sana’a. Non si tratta di raid congiunti, ma coordinati tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e Israele.

Il chiaro messaggio al leader degli Houthi

I ribelli filo-iraniani ricevono missili e componenti di droni via mare dall’Iran, e con questi mezzi continuano a lanciare missili balistici e aerei senza pilota contro lo Stato ebraico. Per questo il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha affermato in un video che “non ci sarà immunità” per i leader del gruppo che ha lanciato missili e droni contro Israele dall’inizio della guerra. “L’attacco dell’Idf in Yemen è un chiaro messaggio al leader del gruppo terroristico Houthi, Abdul-Malik al-Houthi, e ai leader del gruppo ribelle: non ci sarà immunità per nessuno”. “Vi inseguiremo, vi daremo la caccia e distruggeremo le infrastrutture terroristiche che avete creato“, ha giurato. Poi Katz, riferendosi ai raid su Sana’a, ha aggiunto: “Migliaia di (sostenitori) Houthi che hanno partecipato a una marcia d’odio contro Israele hanno sentito da vicino la potenza degli aerei dell’aeronautica. Il porto di Hodeidah è paralizzato e il porto di Ras Isa è in fiamme e il messaggio è chiaro: chiunque danneggi Israele verrà colpito molto di più”.

Anche il premier Benjamin Netanyahu ha promesso che gli Houthi continueranno a pagare un prezzo per aver attaccato Israele. L’obiettivo – secondo gli analisti yemeniti – non è solo quello di colpire i depositi di missili e droni usati contro lo Stato ebraico, ma anche quello di sostenere la resistenza agli Houthi. Il giorno prima, infatti, ci sono state manifestazioni e proteste anti-Houthi delle tribù della provincia di al Baydha. Inoltre martedì scorso si sono contati morti e feriti in seguito ai violenti scontri avvenuti tra le milizie sciite e le forze affiliate al Consiglio di transizione meridionale, tra i governatorati di Lahij e Taiz (sud-ovest dello Yemen). Gli scontri hanno visto confrontarsi le forze della “Quarta Brigata Hazm” e la milizia Houthi sui fronti “Haifan-Arayem” tra i governatorati di Taiz e Lahij nello Yemen meridionale. La speranza, quindi, è quella di innescare una rivolta popolare che porti alla caduta di quest’altro regime alleato di Teheran, sulla falsariga di quanto avvenuto in Siria.

I porti fuori uso

Questa volta Israele ha puntato a colpire l’economia degli Houthi e le sue infrastrutture, mettendo fuori uso i porti come quello di Hodeida e di Ras Isa (il principale porto di esportazione di petrolio nello Yemen) e la centrale elettrica di Sana’a. I caccia Usa invece hanno preso di mira il distretto di Harf Sufyan e l’area di Jarban nel governatorato di Sana’a. I raid hanno colpito anche il distretto di Al-Luhayyah, nel governatorato di Hodeidah, con un attacco.

Fonti dell’agenzia “Marib Press” hanno affermato che diversi raid hanno preso di mira la presidenza, Al-Nahdain e la stazione di Haziz, e che la maggior parte degli obiettivi non aveva nulla a che fare con i depositi di armi degli Houthi. I raid si sono concentrati pure sul Campo 48 e sul Campo Al-Hafa ad Attan. Secondo il canale 13 israeliano, gli attacchi in Yemen avevano come obiettivo siti sotterranei, tra cui magazzini per missili balistici e droni.