Tra Renzi e Conte torna lo scontro. Il duello tra ex premier è avvenuto a distanza: uno dagli schermi tv di La7, ospite di Lilli Gruber a ‘Otto e Mezzo’, l’altro sui social, su Facebook.

Oggetto del contendere è l’inchiesta sulla Fondazione Open e sui soldi che il senatore fiorentino avrebbe ricevuto da Alessandro Benetton e dall’Arabia Saudita per i suoi ‘speech’.

Mi colpisce molto che un senatore prenda soldi da enti pubblici di uno Stato estero”, attacca il leader del Movimento 5 Stelle, che quindi lancia la sua proposta sul tema: “Risolveremo con una legge sul conflitto di interesse”. Poi la stoccata sui soldi dalla famiglia Benetton arrivati al leader di Italia Viva, dopo che il Fatto Quotidiano aveva ricostruito come Renzi, dopo essere intervenuto a un meeting sulle “eccellenze Made in Italy”, nel 2019, organizzato a Firenze dalla 21 Investimenti Sgr di Alessandro Benetton, si è visto versare dalla stessa quasi 20mila euro sul suo conto.

Mi ha colpito poi che un pagamento arrivi da parte di uno dei Benetton proprio mentre noi ci battevamo contro la concessione di autostrade. Mi chiedo con che stato d’animo Italia Viva possa aver approcciato alla cosa”, è l’accusa di Conte.

Accuse respinte con forza dal numero uno di Italia Viva, che su Benetton parla di “illazione squallida” che dimostra come “Conte sia un uomo dominato dal rancore”. Per Matteo Renzi le parole del leader del Movimento 5 Stelle sono “false come sarebbe facile dimostrare se solo accettasse un confronto TV cosa che ha paura di fare”.

La verità per Renzi è che la revoca delle concessioni autostradali alla famiglia Benetton “è figlia di una cultura populista e demagogica che ha portato il contribuente italiano a regalare circa 8 miliardi alla società dei Benetton. I Benetton non hanno pagato: hanno incassato, grazie a Conte e al suo populismo”.

Renzi ricorda come Italia Viva si sia schierata contro “praticamente da sola” smarcandosi con le sue ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti dal voto in Consiglio dei ministri. “Ci siamo schierati contro – aggiunge Renzi – perché Conte stava facendo un regalo al concessionario mascherato con il populismo di chi non pensa alla realtà ma solo ai like sui social. Questa è la verità. E sono pronto a dimostrarla, numeri alla mano, in qualsiasi dibattito pubblico Conte accetti di fare da qui alle elezioni. Su di me e sull’indagine Open, l’avvocato grillino ha detto falsità. Non so se per ignoranza giuridica o per malafede politica. O per entrambe”.

Il leader di IV quindi rivendica ancora una volta la ‘mossa politica’ che ha portato alla caduta del governo Conte e all’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi. “Potremo dire ai nostri nipoti che in uno dei momenti più difficili della storia repubblicana un gruppo di parlamentari ha avuto il coraggio di sfidare l’opinione comune, mandando a casa un premier non all’altezza come Conte e creando le condizioni per l’arrivo di Draghi. Da allora non ci sono più le Azzolina, i Bonafede, i Casalino, l’ABC del populismo. Ma c’è il Governo Draghi e l’Italia ha recuperato prestigio. Conte può insultarmi, può mentire, può fare illazioni. Ma non può cambiare la storia: noi lo abbiamo mandato a casa perché non era capace. E di questa scelta sono e sarò sempre orgoglioso”, conclude Renzi nel suo intervento.

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia