Mama Africa
Lo scacco matto contro l'Occidente
Sahel sempre più giardino di Putin, soldati tedeschi via dal Niger dove restano solo 350 militari italiani
Il Sahel diventa sempre più proprietà privata della Russia e anche il contingente tedesco si ritira dal Niger. A Niamey resta così soltanto la missione italiana con circa 350 militari attivi nel paese. La giunta militare nigerina ha da poco festeggiato un anno di presa del potere, quando il 28 luglio del 2023 il presidente eletto Mohamed Bazoum venne arrestato con tutta la sua famiglia ed il suo governo. Il generale Tiani, ex comandante della Guardia Presidenziale, insieme ai leader di tutte le forze armate nigerine ha creato il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, scegliendo però come primo ministro un civile, l’economista Ali Mahaman Lamine Zeine.
Da allora il Niger si è riposizionato a livello geopolitico scegliendo di rompere definitivamente i rapporti storici con la Francia, ex madrepatria coloniale. Alla fine di settembre 2023 il nutrito contingente francese composto da circa tremila uomini, tutti quelli che Parigi aveva già visto cacciare da Mali e Burkina Faso e che si erano riorganizzati in Niger. A Niamey la Francia pensava di poter essere ancora determinante e da questo paese poter gestire la complicata situazione nel Sahel dove da un decennio imperversano i terroristi islamici sia di al Qaeda che dello Stato Islamico. L’arrivo dei russi, prima come consiglieri militari e poi come forza pronta a combattere accanto all’esercito nigerino, nell’aprile del 2024 ha obbligato al ritiro anche le forze statunitensi che avevano investito moltissimo qui e hanno dovuto lasciare ai russi una base completamente nuova ed attrezzata. Qui si sfiorò addirittura l’incidente diplomatico con americani e mercenari russi a poche centinaia di metri.
Adesso con la partenza dei militari tedeschi restano soltanto gli italiani a tenere vivo un rapporto con l’Europa e l’occidente, ma la situazione è molto precaria. I 120 soldati tedeschi hanno lasciato il Niger per il mancato rinnovo dell’accordo bilaterale sull’immunità normalmente concesse ai militari impegnati all’estero e che la giunta militare non ha voluto rinnovare al contingente tedesco. Resta così soltanto il contingente italiano della Missione MISIN, un gruppo interforze formato da esercito, aeronautico e carabinieri è presente come supporti logistico alle operazioni italiane nell’area e per addestrare le truppe nigerine. Nei giornali locali il lavoro dei soldati italiani viene lodato e molto apprezzato, ma nonostante i buoni rapporti con la giunta che ha preso il potere, le criticità non mancano.
La MISIN è dislocata nei pressi dell’aeroporto internazionale di Niamey ed al completo arriva a 350 elementi, un decimo delle forze francesi che per anni sono state in Niger. Nel quadro di una rinnovata attenzione al continente africano, il mantenimento dei rapporti anche con una giunta militare che ha preso il potere con la forza può essere importante vista la rilevanza geo-strategica del Niger, situato nel cuore del Sahel e principale hub di partenze dei migranti per le coste del Mediterraneo. L’Africa è una partita a scacchi, ma Russia, Cina e Turchia sembrano ormai aver lasciato alla “vecchia Europa” poche mosse da fare.
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