L’uso politico della giustizia, da una parte e dall’altra, caratterizza ormai ogni campagna elettorale. È quel che accade anche stavolta, con il leader della Lega, Matteo Salvini, che può dichiarare di essere “il primo politico al mondo” a chiedere di essere processato. Salvini si è così espresso durante una conferenza stampa a San Giovanni in Persiceto dopo la decisione della Giunta sulle immunità a proposito del caso di nave Gregoretti. E sul processo ha aggiunto: «Sono curioso di vedere come andrà a finire, ma io faccio di testa mia nonostante quello che mi hanno detto i miei legali». In Senato è andato tutto come Il Riformista aveva anticipato. Pd, IV, M5s e Misto non si sono visti. E con l’assenza della maggioranza e il voto della Lega, la Giunta delle immunità di Palazzo Madama ha respinto la proposta di Maurizio Gasparri e ha di fatto accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per la vicenda Gregoretti. Si chiude così il primo round di un duello tra maggioranza e opposizione durato settimane.

Uno scambio di colpi che non ha risparmiato neppure la presidente del Senato, Casellati. I rappresentanti del Movimento 5 stelle, del Partito democratico, di Italia Viva e del Misto non hanno partecipato alla seduta di oggi ritenendo illegittima la sua convocazione. La relazione di Gasparri è stata così votata dai senatori di Forza Italia e da quello di Fratelli d’Italia. I cinque della Lega – pur apprezzandone le argomentazioni – hanno votato no, condividendo così l’appello del segretario del Carroccio che anche oggi ha chiesto di essere processato per il presunto sequestro dei 131 migranti bloccati alla fine di luglio a bordo della nave della Guardia costiera ormeggiata davanti alle coste della Sicilia. Per il Regolamento la parità di voti equivale a una bocciatura e quindi è stata rigettata la proposta di negare la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania.

Entro la prima metà di febbraio la parola passerà all’Aula, la capigruppo dovrà stabilire la data precisa ma già si parla del 17 febbraio. Erika Stefani della Lega riferirà l’esito dei lavori della Giunta all’Assemblea che si esprimerà solo se almeno venti senatori presenteranno un ordine del giorno per chiedere di ribaltare la decisione di oggi. Se nessuno chiederà un nuovo voto, si intenderà accolta la votazione della Giunta e Salvini potrà essere rinviato a giudizio.

«Vado in tribunale a testa alta a nome del popolo italiano», dice il diretto interessato ai suoi sostenitori durante un comizio vicino a Bologna. Erika Stefani punta il dito contro la maggioranza che non si è presa «la responsabilità di dire, prima delle Regionali, di voler processare Salvini. Erano già pronti a strumentalizzare un eventuale diniego, ma hanno fatto male i conti. Salvini non ha nulla da nascondere e siamo pronti a smascherare il bluff e andare al “vedo”», afferma ancora. Per il Partito democratico replica il capogruppo Andrea Marcucci, che torna anche ad attaccare il presidente del Senato per il voto di venerdì scorso in Giunta per il Regolamento: «Salvini e la Casellati hanno ottenuto il loro piccolo risultato.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.