L’attivismo del governatore Vincenzo De Luca ha colto quasi di sorpresa i sindacati perché, nella diretta Facebook, il presidente della giunta ha comunicato di aver inviato a Roma il progetto di rafforzamento delle terapie intensive e sub-intensive. Strutture da aggiungere a quelle già disponibili come prevede il Decreto Rilancio. «Viviamo un momento propizio per il futuro della sanità – spiega Lorenzo Medici, segretario regionale della Cisl che oggi protesterà in via Santa Lucia – e non è possibile che queste iniziative vengano prese nel silenzio delle stanze regionali evitando i confronti con i sindacati. Siamo fuori dalla pandemia e non è possibile utilizzare poteri commissariali: si deforma la democrazia e si va avanti in violazione dei contratti e delle leggi».

In aggiunta alla quota sanitaria riconosciuta alla Campania, il Decreto Rilancio assegna un finanziamento straordinario di 300 milioni per terapie intensive e per assumere medici e infermieri. «È il momento della riorganizzazione e della crescita dell’assistenza in Campania perché la Regione ha ora fondi straordinari. Si parla di terapie intensive e sub-intensive che passano dalle attuali 449 ad 834 mentre i posti per le sub-intensive saranno 406. Come fa la Regione a decidere quanti posti sono destinati a Salerno, quanti a Caserta e a Napoli? Ignoro le idee del governatore, ma sospetto che si prestino a un uso politico». Potrebbero essere 200, forse anche di più i simpatizzanti Cisl che stamattina saranno in sit-in davanti alla Regione.

Chiedono la messa in sicurezza del lavoro flessibile, lo scorrimento delle graduatorie, un piano straordinario di assunzioni per medici, infermieri, operatori e tecnici (ne mancano all’appello oltre 10mila) e il pagamento dei “premi” a chi è stato impegnato per l’emergenza-Covid. «Il governatore spiegò di voler fare come in Emilia dove la Regione ha incrementato il premio ai dipendenti portandolo a 39 milioni. Il Cura Italia ha riconosciuto alla Campania 22 milioni, aspettiamo di conoscere l’importo regionale. Tema del momento è il piano ospedaliero con i 300 milioni che il governo ha messo a disposizione della Campania: riguarda l’eventuale realizzazione di un nuovo San Paolo – chiarisce il segretario della Cisl – le nuove terapie intensive e la medicina territoriale che prevede la figura dell’infermiere di quartiere o di famiglia.

Il Decreto Rilancio autorizza l’assunzione di circa mille persone rispettando il tetto di otto infermieri ogni 50mila abitanti. Sarà personale del territorio, tutti dipendenti del servizio sanitario regionale, e lavoreranno nei poliambulatori dei medici di famiglia. Infermieri che si aggiungono al personale previsto nell’accordo regionale di fine anno che ha fondi nazionali per un triennio». Si torna alla normalità mettendo da parte l’emergenza, mamma adottiva di mille spese, necessarie o di comodo.

«Per le terapie intensive si potevano usare i policlinici – ricorda Medici – o ripristinare siti inattivi. In pandemia l’azienda dei Colli ha fittato box per la preospedalizzazione, strutture piccole e con un solo bagno: così si mette a rischio la salute del personale e dei malati. Costano in un anno mezzo milione di euro, l’emergenza consente di realizzare cose senza logica». E se dovesse tornare il Coronavirus? Ecco la conclusione del sindacalista: «Abbiamo capito che medici e infermieri devono essere pronti per un lavoro “flessibile”, anche in terapia intensiva». Le università sono pronte?