La scelta dopo il voto sulla “non democrazia” di Budapest
Si stringe il cerchio sull’Ungheria di Orbán: la Commissione UE propone il taglio dei fondi per 7 miliardi

La Commissione europea batte un colpo sull’Ungheria, il Paese guidato da Viktor Orbán. L’esecutivo comunitario ha infatti proposto “una sospensione del 65% degli impegni per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione” e un “divieto di assumere impegni legali con i fondi di interesse pubblico per programmi attuati in gestione diretta e indiretta”, applicando per la prima volta il nuovo meccanismo che lega il trasferimento dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto da parte degli stati membri, approvato nel 2020.
Si tratta di una ‘trattenuta’ sui fondi comunitari da circa 7,5 miliardi di euro, un terzo di tutti i fondi per la coesione destinati a Budapest. Il Consiglio dispone ora di un mese, periodo che può essere prorogato di un massimo di altri due mesi in circostanze eccezionali, per decidere se adottare tali misure a maggioranza qualificata. Tempo che servirà al governo di Orbán per dimostrare di aver avviato riforme reali nei campi contestati, su tutti quello della lotta alla corruzione. E infatti la Commissione ha fatto sapere che l’esecutivo di Budapest ha già sottoposto alcune soluzioni che “potrebbero in linea di principio risolvere i problemi in questione, se correttamente dettagliati e attuati“.
“Abbiamo avuto un’ottima discussione e preso una decisione unanime” sulla procedura del meccanismo dello stato di diritto. “Questo è il primo caso che mira a proteggere le caratteristiche del diritto che compromettono l’uso dei fondi dell’Ue”, ha commentato nella conferenza stampa al termine del Collegio dei commissari sul taglio dei fondi all’Ungheria il commissario Ue Johannes Hahn.
Una decisione che arriva a pochi giorni dal voto di giovedì con cui il Parlamento europeo ha definito l’Ungheria di Viktor Orbán “un regime ibrido di autocrazia elettorale”. Con 433 voti favorevoli e 123 contrari, gli eurodeputati avevano condannato la svolta semi-autoritaria del Paese, evidenziando tutti i problemi causati dal decennio al potere di Orbán: dalla stretta sull’autonomia di magistratura e media, allo scarso rispetto della libertà di culto, fino alle ripetute violazioni dei diritti delle persone Lgbt+ e dei migranti, oltre alla recente ‘mordacchia’ sull’aborto.
Il voto di giovedì all’Europarlamento aveva avuto ripercussioni politiche importanti in Italia, ‘colpa’ del voto contrario al documento che condannava l’Ungheria da parte dei parlamentari di Fratelli d’Italia e Lega. Polemica in cui si era inserito a sorpresa anche il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il premier nell’ultima conferenza da ‘inquilino’ di Palazzo Chigi, ha sottolineato di avere una diversa idea di Europa: “I nostri alleati sono la Germania, la Francia che difendono lo stato di diritto. C’è da domandarsi come uno si sceglie i partner? Certamente sulla basa di una comunanza ideologica ma anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani. Bisogna chiedersi chi mi aiuta a proteggere gli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner? Datevi voi le risposte”, le parole del premier in conferenza, in risposta alle polemiche sui legami tra i due leader sovranisti italiani e Orbán.
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