Il Movimento al capolinea
Sia Conte che Grillo sono destinati a fallire, così i Cinque Stelle spariranno di scena
Nel breve periodo, il futuro del M5S è segnato dalle scelte dei componenti dei gruppi parlamentari. Tra i quali alcuni – in particolare quelli che in questi anni sono riusciti ad accumulare più privilegi – potrebbero essere tentati dalla proposta più istituzionale di Conte e altri – i «peones», senza prospettive di una continuazione della carriera politica – forse seguiranno il fascino ribellista di Grillo. Ma nel medio periodo, alla prossima scadenza elettorale, il M5S, comunque si chiamerà, è finito o è destinato probabilmente a ridursi ad una piccola entità senza risalto nello scenario politico italiano.
Entrambi gli avversari attuali nella contesa per la leadership, Conte e Grillo, sognano di rifondare il partito e, se possibile, di riportarlo ai fasti passati. Conte vorrebbe creare una forza politica più tradizionale, sul modello dei partiti consolidati e conta soprattutto sulla sua popolarità. La quale, conquistata con i suoi modi comunicativi convincenti durante la sua permanenza a premier, anche con l’aiuto di Casalino, è tuttora molto alta, seconda solo a quella attribuibile al Presidente Draghi. Il consenso di Conte si basa però su basi fragili e, specialmente, è difficile da trasformare in voti. Non sempre il «partito personale» (si deve questa efficace locuzione a Mauro Calise che per primo l’ha ideata) funziona: molti in questi giorni ricordano l’esempio di Mario Monti che (con ben altra preparazione e esperienza rispetto a Conte) pure godeva di vasta popolarità, ma affrontò un insuccesso per la sua forza politica.
Oggi, in particolare, il consenso raccolto da Conte è basato principalmente sul senso di fiducia che l’ex premier è riuscito a trasmettere agli italiani nelle prime drammatiche fasi della pandemia. Ma in quest’ultimo periodo la pandemia sembra essersi attenuata e, specialmente, c’è un nuovo Presidente del Consiglio che raccoglie consensi ancora maggiori. Per quanto tempo Conte riuscirà a mantenere la fiducia accumulata pur non rivestendo più alcun incarico di governo? Il tempo è un fattore cruciale: mancano probabilmente ancora due anni alle elezioni «vere». Con quali mezzi e argomenti Conte può mantenere nel tempo la sua popolarità? Tutto può avvenire, ma resta il fatto che le probabilità di riuscita sono molto basse. Di fatto, per riprendere un vecchio ritornello musicale, Conte dovrebbe insistere sul «Non ti scordar di me».
L’Opa di Conte sul M5S si è dunque scontrata con il proprietario del Movimento che aveva scelto l’ex primo ministro come il presidente francese sceglie il suo primo ministro. E quando Conte ha pensato che potesse intestarsi la proprietà del neo-movimento, il titolare della ditta si è fatto sentire. A suo modo, come una divinità gelosa che lancia fulmini e saette quando si prova a mettere in questione la sua sfera di potere. Il partito personale di Grillo ha sempre avuto la sua forma propria. Il fondatore del modello di partito personale in Italia, Berlusconi, gestiva in proprio la ditta e si premurava di eliminare tutti i possibili successori. Grillo ha sempre comandato per delega. Nominando “capi politici” che erano in realtà suoi servitori e che non dovevano illudersi di essere più che delegati di un geloso sovrano.
Certo un buon numero di eletti grillini, in primis i più gratificati dalla loro ascesa, come Di Maio e Fico, sono dei convertiti dall’antisistema all’istituzionalismo più democristiano. Ma quanti degli elettori e di tutti gli eletti che dovranno andare a casa e ai quali l’istituzionalismo non ha dato nulla a parte una sia pur significativa pensione? Il Movimento non si può rivoltare come un calzino. Il nume tutelare resta al suo posto e trasformare la rabbia e il Vaffa in riformismo moderato filoeuropeo è compito che va ben al di là anche delle qualità trasformiste del Conte1, Conte2, ecc. Una cosa sono le operazioni di palazzo una diversa le conversioni di massa. Per queste ci vogliono grandi capi carismatici e trascinatori di folle – un po’ come Grillo – non leader in giacca, cravatta e pochette.
E poi ai tempi di Draghi e del recovery fund l’operazione sembra ancora più difficile. Lo spazio per Conte non è affatto chiaro nel quadro politico italiano di oggi e potrebbe non esistere. A sinistra del Pd c’è poco o nessun elettorato potenziale. Alla sua destra c’è folla di piccoli partiti e uno di più aumenta solo la confusione. Goffredo Bettini aveva avvisato che Giuseppe Conte si era innamorato della politica, forse sicuro di essere amato da molti. Ma costui ha sottovalutato le difficoltà dell’Opa che aveva annunciato. Dall’altra parte, Beppe Grillo, però, non si trova in una situazione migliore. Vorrebbe ritornare alla gloria di un tempo, (ri)fondando un movimento di protesta e con un accentuato carattere ecologista. Ciò che gli è riuscito ottimamente in passato. Ma non sempre i successi si possono ripetere. Grillo ha infatti perso gran parte della popolarità di allora.
È uno dei politici italiani con meno consensi, agli ultimi posti delle classifiche stilate dai sondaggisti. E il Movimento, una volta entrato in ambito governativo e istituzionale si è subito adattato al nuovo contesto perdendo molto dello spirito «ribellista» di un tempo. Molti suoi esponenti si sono rivelati inadeguati ai ruoli assunti, se non, in certi casi, ridicoli. Insomma, l’esperienza al potere dei grillini si è rivelata, agli occhi di buona parte dell’opinione pubblica, un fallimento. Tanto è vero che, come mostrano i sondaggi, il consenso elettorale nei loro confronti è andato calando decisamente, sino a disporre oggi meno della metà dei voti ottenuti alle ultime elezioni. E meno della metà della forza parlamentare, perché molti degli eletti se ne sono andati. È dunque difficile per Grillo proporre a questo punto di «provare ancora», come si fa (con esiti alterni) talvolta nelle storie d’amore. L’elettorato non crede più nel M5S e anche i consensi di oggi sono destinati a scemare col tempo.
Rimane tuttavia nel nostro paese lo spazio politico – ed elettorale – per un movimento populista e di protesta, specie al Sud, ove formazioni del genere hanno sempre avuto un buon successo. Ma non alla guida di Grillo. La cui figura è ormai compromessa per almeno una parte della sua base. Basti vedere i commenti severi dei suoi stessi seguaci all’ultimo video che ha lanciato in rete e nel quale si è definito un «papà». Nei cui riguardi però i figli non hanno più fiducia Insomma, entrambe le prospettive, sia quella di Conte, sia quella di Grillo non avranno probabilmente buoni esiti. Resta il nodo degli eletti del M5S in Parlamento. Un centinaio se ne sono già andati. Per gli altri si prospetta un fine legislatura difficile. Molti saranno falcidiati dalla riforma costituzionale da loro fortemente voluta. E per un gran numero si prospetta la fine della vita politica.
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