Alla fine ci siamo commossi. Forse proprio commossi no, però abbiamo avuto un moto di tenerezza. Verso Marco Travaglio, già, verso Marco, e non avremmo mai pensato che questo fosse possibile. Marco è un duro, si spezza ma non si piega, onore, onestà e niente compromessi, mascella sempre a 90 gradi, specie quando conduce la trasmissione Otto e Mezzo, spavaldo, intimorito da nessuno, neppure da Cacciari.

Eppure ieri è sbottato. Ha scritto sul suo giornale un editoriale un po’ noioso ma dolcissimo e piangente. Un urlo contro l’ingiustizia. Cioè, contro il suo capo. E il suo capo, lo sapete, è uno e uno solo: Grillo. Tutti gli altri cinque stelle, o Pm che siano, non lo comandano ma gli obbediscono. Non pensano mai da soli ma assorbono e esaltano i suoi pensieri. Beppe no. Beppe è un po’ quello che lo ha creato, che ha fatto la sua fortuna, che ha permesso al Fatto di diventare un giornale di partito importante e che pesa assai nella vita politica. Marco lo ha sempre considerato un maestro. sa di dovergli molto o tutto.

Così quando ha visto Grillo che picchiava selvaggiamente, e per di più sorridendo, il povero Conte, e lo sbeffeggiava, e lo umiliava, e lo trattava come mai neppure Il Riformista lo ha trattato, Marco è impazzito. Ha scritto che Grillo delira. ha scritto così: delira perché ha perso il neurologo. Chissà se lui – ancora giovinetto – sa che la battuta sul neurologo è una vecchia uscita nientemeno che di un socialista: di Claudio Martelli. Riferita a Berlinguer. Roba di tanti anni fa, allora Marco andava al liceo, credo, e certo non gli piaceva Berlinguer. Amava Indro, dicono anche Almirante, ma non so se è vero, forse persino Bettino.

Possibile che in tutti questi anni non si sia mai accorto che sì, Grillo, ogni tanto, delira? Lo sapevamo tutti. A qualcuno piaceva proprio per questo, qualcun altro, per questo non lo sopportava. Marco se n’è accorto tardi, e ha provato un dolore profondissimo. E ora che si fa? Si segue Conte? O lo si prende per mano? Per portarlo dove? Con Salvini è andata male, con Zingaretti pure, proviamo all’opposizione con la Meloni? Forse farà così. Ma una cosa è certa: Marco non lo vedremo mai più con il suo sorriso beffardo a spiegarci per filo e per segno come funziona la politica italiana, e che Draghi non accetterà mai di fare il premier, e che Salvini ha ragione, anzi torto marcio. Da ieri è diventato un uomo triste. Forse anche più buono. Un po’ più simile a Padellaro, un po’ meno a Scanzi.

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