Quanto investe il Comune di Napoli per lo sport? Pochissimo. Openpolis ha analizzato la spesa pro capite per sport e tempo libero nelle città con più di 200mila abitanti. Su 15 città prese in considerazione, Napoli è in fondo alla classifica e occupa la 14esima posizione: la città partenopea sborsa 3,33 euro pro capite ed è seguita da Roma che spende ancora meno, cioè soltanto 1,96 euro pro capite. I dati sulla spesa dei grandi Comuni per lo sport e il tempo libero assumono una rilevanza notevole ora che il premier Giuseppe Conte ha annunciato la possibile chiusura di palestre e piscine private di qui a una settimana: secondo il governo giallorosso, in quei luoghi è troppo alto il rischio di contrarre il Covid e troppo spesso le norme di sicurezza non vengono rispettate. Per fare attività fisica, quindi, non restano che gli spazi all’aperto, ma Napoli ne ha davvero pochi: sempre secondo Openpolis, il capoluogo partenopeo ha 5,6 metri quadrati di aree sportive all’aperto per minore residente. Il dato è collegato inevitabilmente agli investimenti che le istituzioni locali dedicano a questo settore.

Napoli, come anticipato, occupa la penultima posizione in classifica. In cima, invece, c’è Trieste che investe in sport e tempo libero 49,52 euro pro capite. Sfogliando i dati emerge anche che in Campania ci sono alcuni Comuni che investono pochi centesimi o addirittura nulla per l’organizzazione delle attività e degli impianti sportivi: Somma Vesuviana, Villaricca, Marano e Cardito sono solo alcuni di questi. E la scarsa attenzione dedicata allo sport dal Comune di Napoli emerge anche da un altro dato: in Campania solo il 17% della popolazione al di sopra dei tre anni pratica sport. La Campania finisce così in fondo alla lista delle regioni italiane, ultima per numero di abitanti che praticano regolarmente un’attività sportiva. Le regioni del Nord presentano, invece, livelli superiori alla media. Il Trentino è quella con la più alta percentuale di persone che praticano sport (39,1%), seguita da Lombardia (30,4), Veneto (30,2) e Friuli (30). Le regioni del Sud fanno segnare, invece, livelli nettamente inferiori: 21,9% in Puglia, 18,1 in Sicilia e 17,2 per cento in Calabria.

Eppure lo sport ha una valenza importantissima nella crescita dei bambini e degli adolescenti, tanto da esser riconosciuto dalle Nazioni Unite come un diritto fondamentale, e lo Stato ha il compito di stabilire alcuni principi fondamentali e promuovere l’utilizzo, da parte dei cittadini, delle strutture di proprietà degli enti pubblici. Alle Regioni, invece, spetta la regolamentazione di dettaglio, attraverso la quale vengono messi in atto i principi stabiliti dallo Stato. Infine, i Comuni si occupano di gestire in modo diretto le procedure amministrative e burocratiche per la realizzazione degli impianti sportivi sul territorio. Per quanto riguarda invece gli enti territoriali, possono riservare parte dei loro bilanci alla spesa per “sport e tempo libero”. Questa voce comprende varie attività: dall’erogazione di contributi a enti e società sportive all’organizzazione di manifestazioni amatoriali. Sono incluse, però, le spese per impianti e infrastrutture destinate alle attività sportive e per la formazione professionale degli operatori.

Considerando l’importante ruolo dei Comuni, specialmente per quanto riguarda la gestione delle strutture e l’organizzazione di iniziative sul territorio, non può non balzare all’occhio come quello di Napoli sia poco impegnato e quanto poco abbia investito nella promozione dell’attività fisica e nella costruzione di impianti. Stesso discorso per la manutenzione, visto che la maggior parte dei parchi comunali risulta completamente off-limits oppure parzialmente inaccessibile a causa dello stato di abbandono in cui è piombato, soprattutto negli ultimi anni, il verde cittadino.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.