Spunta anche Nicola Morra, mentre a Roma è in corso l’interrogatorio del giudice Paolo Storari per il caso della Loggia Ungheria e per quel pasticciaccio brutto sulla magistratura del quale non si vede la luce in fondo al tunnel. Il Presidente della Commissione Antimafia ha raccontato ad AdnKronos di essere stato informato dall’ex membro del Csm Piercamillo Davio. In funzione di quale principio non è chiaro. “Ricordo semplicemente che era molto caldo quando incontrai il dottor Davigo, può essere certamente giugno dell’anno scorso, ma non ricordo esattamente il giorno. Ci incontrammo nello studio di Davigo al Csm. Davigo mi disse semplicemente che sul dottor Ardita si stava adombrando un sospetto assai grave, e cioè che fosse in qualche modo organico a una loggia massonica segreta, occulta, in base alle dichiarazioni, io ricordo questo poi magari ricordo male, di un collaboratore di giustizia”.

Quel collaboratore era Piero Amara, avvocato siciliano, già condannato per frode giudiziaria, coinvolto nel depistaggio sul processo Eni. Morra ha riferito ieri formalmente alla procura di Roma fatti relativi alla questione Amara-Davigo di cui era a diretta conoscenza. ”Anche perché avessi memorizzato avvocato Amara, per quanto io sia scherzosamente affetto da Alzheimer, potevo immediatamente associarlo alla vicenda Siracusa, Amara-Calafiore e tutto il resto. Ma io non ricordo di aver avuto indicato o pronunciato il nome del dichiarante, non ricordo di aver letto eventualmente questo cognome. Se l’ho fatto non ho afferrato, però mi ricordo che si trattava di una procura del Nord che stava vagliando l’attendibilità delle dichiarazioni di questo collaboratore che mi è stato presentato come un collaboratore di giustizia. Ricordo che rimasi basito, esterrefatto dalle dichiarazioni in questione”.

Il Senatore duro e puro eletto con il Movimento 5 Stelle ha continuato: “Mi è stata aperta questa cartellina, questo foglio, se non ricordo male un foglio a righe che conteneva questi stampati, e quindi l’attenzione si è soffermata sull’adesione di Sebastiano Ardita alla loggia massonica, cosa che poi puntualmente mi sembra sia stata smentita nei fatti perché le affermazioni di Amara sono state riscontrate in maniera negativa, per cui sono state confutate, e io di questo non posso che essere contento. Anche perché ci tengo a ribadire che io avevo ed ho grande stima nei confronti sia di Davigo che di Ardita, quindi spero che tutto si chiarisca. Poi non so se qualcuno ha operato degli errori, non ho le competenze per poter asserire se è stato alfa o è stata beta, ma io lavoravo affinché il gruppo di Autonomia&Indipendenza recuperasse uno spirito di dialogo interno che li rendesse nuovamente punti di riferimento per quanto riguarda la mia azione in termini di politica giudiziaria”.

Sebastiano Ardita è membro del Consiglio Superiore di Magistratura. Ex sodale di Davigo, con lui nella corrente Autonomia&Magistratura, tra i due poi una frattura mai ricomposta. Davigo non ha informato – una volta ricevuti gli atti, lui dice a Milano, da Paolo Storari, il pm che ha fatto trapelare la questione per “l’inerzia” della Procura di Milano e del Procuratore Francesco Greco – formalmente il Consiglio. A suo dire perché avrebbe potuto comportare “il disvelamento” della vicenda. Che puntualmente è avvenuta: i verbali, in formato word, senza firme, sono stati recapitati a due quotidiani – sospettata e indagata per la spedizione l’ex segretaria di Davigo Marcella Contrafatto. Ardita ha attaccato per il suo comportamento Davigo invitandolo a un confronto anche in televisione.

“Quando sentii il nome di Ardita associato alla loggia massonica rimasi così, trasecolato – ha aggiunto Morra – tant’è che poi ho ricordato di essere uscito dallo studio e di aver incrociato lo stesso dottor Ardita che entrava nel suo studio, perché al Csm Ardita e Davigo avevano lo studio uno di fronte all’altro. Insomma, ho visto Ardita e credo di averlo salutato non con la solita familiarità, con la solita affabilità con cui lo salutavo, perché a distanza di pochi minuti ero rimasto proprio così. Poi nel tempo, comunque, c’ho pensato, e siccome non arrivavano ulteriori sviluppi né in un senso né nell’altro, ho inteso comunque partecipare ad eventi con il dottor Ardita, eventi pubblici relativi a questioni antimafia, per esempio la presentazione del suo libro insieme al dottor Gratteri e al dottor di Matteo a Catania, forse nel luglio del 2020. Poi ho partecipato con lui a webinar e altri incontri online”.

Il presidente della Commissione Antimafia ha ricostruito l’occasione, dai contorni simili a quelli di una spy-story, nella quale Daviga lo informò: “Ricordo perfettamente che Davigo mi portò nella tromba delle scale, questo atteggiamento mi insospettì, era quasi a far pensare che non ci si fidasse neanche del luogo in cui ci si trovava perché magari si poteva essere sottoposte a controlli – ha aggiunto – una volta appreso tutto questo, ho riferito al dottor Ardita, perché mi sembrava corretto, e anche al dottor di Matteo che è stato colui che pubblicamente e denunciato il tutto. Già avevo preso la decisione di riferire alla procura di Roma, ma sono stato anche suggerito in tal senso sia dal dottor di Matteo che dal dottor Ardita, perché non c’è cosa più pulita che segnalare a chi di dovere”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.