Il governatore sotto il fuoco delle critiche
Sputnik e tessera vaccinale, De Luca contro tutti
In principio furono misure più restrittive di quelle varate dall’allora governo Conte e la minaccia di un lockdown duro. Risultato: rivolta nelle strade di Napoli. Poi scattò la chiusura delle scuole, puntualmente più severa di quella disposta da Palazzo Chigi. Risultato: Campania sconfessata dal Tar. Ora è la volta dello Sputnik, il vaccino russo opzionato prima dell’ok di Aifa ed Ema. Risultato: critiche dai vertici della Conferenza Stato-Regioni, dal premier Mario Draghi e persino dall’ex presidente della Corte costituzionale Sabino Cassese secondo il quale, Costituzione e giurisprudenza alla mano, un governatore non può stipulare autonomamente contratti di fornitura del siero anti-Covid.
A occhio e croce, sono mesi che il presidente campano Vincenzo De Luca non ne azzecca una. Basta analizzare lo scenario attuale: la regione è in zona rossa da diverse settimane, il numero dei contagi resta piuttosto alto, l’economia langue e la tensione sociale cresce giorno dopo giorno. E dietro l’angolo potrebbe esserci un’altra figuraccia se, come ipotizzato dall’amministrativista Ferdinando Pinto sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, la tessera di avvenuta vaccinazione già distribuita dal governatore a migliaia di campani dovesse ben presto essere cestinata a vantaggio del green pass annunciato dall’Unione europea.
Tutto ciò restituisce l’immagine di un presidente campano ormai incapace di distinguersi come faro nella lotta al Covid – ammesso e non concesso che lo sia mai stato – e dunque non più in condizione di presentare la Campania come modello di efficienza ed efficacia. Fino a qualche mese fa, la principale preoccupazione di De Luca consisteva nel rassicurare i campani per consolidare il proprio consenso in vista delle elezioni. Fino a quando il suo orizzonte è rimasto quello della competizione elettorale, lo Sceriffo ha seguito la politica della tolleranza zero e così è riuscito a superare le critiche fino a confermarsi governatore con il 70% dei consensi. A risultato acquisito, però, il lanciafiamme del governatore si è inceppato: dopo aver affidato a sindaci e prefetti la decisione sull’apertura delle scuole, De Luca ha chiesto al Governo nazionale misure restrittive e ha finito per scaricare su altri il peso di decisioni draconiane che fino a qualche mese prima non avrebbe esitato ad adottare. Adesso va addirittura oltre e annuncia interventi in materie non comprese nella sua competenza, tanto che Cassese suggerisce ironicamente di proclamarlo «Re Sole e imperatore austro-ungarico».
La sensazione è che il presidente della Campania sia in altre faccende affaccendato. Al momento, infatti, la sua principale sfida sembra essere la costruzione di una prospettiva politica, cioè la necessità di assicurare un futuro nelle istituzioni a se stesso e ai suoi. Basta pensare al figlio Piero, ormai in predicato di diventare vicecapogruppo del Partito democratico alla Camera dopo essere stato “scartato” come sottosegretario agli Esterni del governo Draghi, e alla prossime comunali di Napoli, in vista delle quali De Luca vorrebbe imporre alla coalizione di centrosinistra un proprio candidato. Insomma, a Palazzo Santa Lucia la “politica politicante” – quella che lo stesso governatore non manca mai di stigmatizzare – sembra aver preso il sopravvento sull’amministrazione. Con buona pace di Napoli e della Campania che, mai come in questo momento storico, avrebbero bisogno di guide lucide, puntuali e credibili.
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