Si aggravano le condizioni di Giovangiuseppe Di Massa, dell’“uomodel fango” travolto dalla frana di Casamicciola a Ischia lo scorso 26 novembre. L’ospedale Cardarelli di Napoli fa sapere che la grave problematica respiratoria intervenuta a seguito dell’inalazione di fanghi e acqua da parte del superstite appare permanere. Nelle ultime ore la situazione non è evoluta positivamente ma, viceversa, si è presentata con maggiore complessità.

Per questo motivo il nuovo quadro clinico ha indotto i sanitari del Cardarelli a trasferire il paziente dal reparto Trauma Center – deputato alla prima gestione dei traumatizzati nella fase critica – alla terapia intensiva del Dipartimento di Emergenza dove resta ricoverato in prognosi riservata.

Ad oggi il bilancio della strage è di undici vittime accertate, una donna ancora dispersa (Mariateresa Arcamone, 31 anni) e un ferito in condizioni gravi.

Peppe è l’”uomo di fango”, una delle prime foto diramate di quel disastro avvenuto a Ischia dove sabato all’alba la foga della frana ha trascinato via cose e persone. Lui, idraulico di professione, si è trovato proprio in mezzo alla furia del fango ed è sopravvissuto. È stato salvato dai pompieri e la sua foto, seduto, tutto ricoperto di fango, ha commosso il web: un simbolo di speranza in un momento di tragedia in cui si cercano ancora i dispersi nel fango. “Ho vinto la mia battaglia, sono vivo grazie alla mia forza e a Dio”, ha detto Di Massa, intervistato da Repubblica. Mattiniero abituale, Peppe si era spostato da casa sua a Ischia Porto in auto a Casamicciola quella mattina. All’improvviso si è trovato davanti la colata di fango, ha avuto la prontezza giusto di uscire dall’auto. Poi l’alluvione lo ha improvvisamente trascinato in uno scantinato. Lui ha resistito quasi 7 ore aggrappato a un palo, sospeso dal suolo. Si è salvato letteralmente grazie alla sua forza fisica. Il video dei pompieri che lo salvano ha commosso il web. Lui stava lì in piedi nel buio tremante e coperto di fango, con un filo di voce gridava ai soccorsi: “sono qui, sono appeso” e loro gli rispondevano “stai tranquillo stiamo arrivando”.

 

Redazione

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