Una girandola di voci, un vortice di incontri. Se le voci fossero confermate, gli incontri importanti sarebbero quello di Volodymyr Zelensky domani a Washington e poi quello che avrà il presidente ucraino domenica a Londra con il premier Keir Starmer e con il nucleo di leader di Paesi europei, inclusa Giorgia Meloni, per parlare di difesa.

Trump vuole le terre rare, Zelensky sta al gioco

Di certo c’è la volontà, da parte di Kiev, di reindirizzare il rapporto con Donald Trump, fattosi burrascoso troppo presto. Trump vuole le terre rare, parla di 500 miliardi di dollari in materie critiche ucraine su cui piantare la bandiera a stelle e strisce. Zelensky sta al gioco. Probabilmente non ha 500 miliardi di dollari in terre rare, o comunque, dopo tre anni di guerra, non ha contezza dei giacimenti potenziali. L’Ucraina ha purtroppo molte più mine sotterrate che miniere aperte, in questo momento. Però si affretta a promettere alla Casa Bianca quello che chiede, con una cambiale in bianco mossa dalla necessità di giocare la sua partita a scacchi contro un giocatore di bocce.

L’accordo è vicino

«Questo è un inizio, è un accordo quadro. Credo che un grande successo dipenda dal nostro dialogo con il presidente Trump. Ciò che conta è che, secondo me, questo affare potrebbe rivelarsi un grande successo, oppure potrebbe svolgersi in sordina», ha detto ieri Zelensky. Due condizioni che non si escludono. Le diplomazie sono al lavoro, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, è certa che l’accordo sulle terre rare ci sarà. «L’accordo sui minerali e le terre rare con l’Ucraina è assolutamente fondamentale. Siamo molto vicini al traguardo per chiudere l’accordo e, come il presidente ha detto ieri, darà il benvenuto a Zelensky alla Casa Bianca per la firma o per una visita se Zelensky vuole».

Minerali strategici

Rimane che nessuno, in Ucraina, possiede oggi la mappatura della disponibilità mineraria esatta. Al momento non sono mai state trovate delle riserve sfruttabili di terre rare e a oggi Kiev non ne esporta. È però ricchissima di minerali strategici sui quali avrebbe messo gli occhi Donald Trump. L’Ucraina è leader nella produzione di titanio (componente fondamentale anche per la costruzione di missili). Mosca ha messo gli occhi da tempo sul Donbass ucraino, annesso unilateralmente nel 2022, anche perché lì si trovano molti dei giacimenti di Kiev, tra cui quelli di litio. Il paradosso di Trump è che sembrerebbe pronto a concedere il Donbass ai russi, chiedendo però per gli Usa le risorse minerarie di quelle regioni.

Gli occhi di Mosca sul Donbass

Le dichiarazioni di Trump, in serata, attorniato dall’intero gabinetto presidenziale, confermano da un lato l’invito al leader ucraino, dall’altro allontanano, o perlomeno confondono, le intenzioni iniziali. «L’Ucraina si può dimenticare l’adesione alla Nato». E Trump rilancia: «Ci sarà un accordo importante sui minerali che consentirà agli Stati Uniti di riavere indietro i soldi», senza però fornire ulteriori dettagli. Secondo quanto dichiarato da Trump a questo patto tra Stati Uniti e Ucraina potrebbe seguire in tempi relativamente brevi un accordo di pace definitivo con la Russia per la fine del conflitto.. Secondo Trump l’accordo con l’Ucraina potrebbe contribuire a compensare tutti gli aiuti militari che l’amministrazione Biden ha inviato in questi tre anni di guerra, generando potenzialmente molte più entrate: «Zelensky verrà a firmare l’accordo ed è una cosa grandiosa, un grande affare anche per l’Ucraina». Materia critica, la trattativa.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.