Non tutti gli italiani hanno già ricevuto la prima dose di vaccino ma già si parla di una eventuale terza dose da inoculare dopo l’estate a chi ha iniziato a vaccinarsi per primi nel mese di gennaio. Potrebbe così ripartire il terzo “giro” di vaccinazioni. Ad annunciarlo è stato Roberto Speranza intervistato a “Che Tempo che fa”.

“Sarà molto probabile dover fare una terza dose di vaccino, un richiamo che sarà probabilmente ‘modificato’ per coprire le varianti. Bisognerà dunque passare da una fase straordinaria ad una fase ordinaria e penso che questa nuova ordinarietà possa essere affidata alla nostra straordinaria rete di medici di medicina generale”, ha detto.

La terza dose del vaccino, sin ora, è stata annunciata da Boris Jhonson per i cittadini inglesi. Il premier ha dichiarato che si tratterà di una dose “modificata” per contrastare le varianti. Il nuovo “giro” inizierà a settembre. Si pensa a un mix di vaccini per procedere con i richiami. Ma la sperimentazione non è ancora conclusa. In Germania invece sono già partiti con la terza dose.

È probabile che la terza dose verrà somministrata con un prodotto a mRNA perché i vaccini basati su adenovirus (AstraZeneca e Jhonson & Jhonson) risultano meno efficaci con i richiami a causa della risposta immunitaria contro gli adenovirus indotta con la prima iniezione. Uno studio spagnolo testato su 600 volontari ha fatto riscontrare che il mix di vaccini (ad esempio prima dose AstraZeneca, secobnda Pfizer), è altamente efficace. Addirittura la seconda dose ha aumentato di 7 volte la presenza di anticorpi neutralizzanti.

“Dal punto di vista immunologico il ‘prime and boost’ con vaccini di tipo diverso è fattibile ed è probabilmente anche la scelta migliore”, ha detto Sergio Abrignani, immunologo all’Università di Milano, citato dal Corriere della Sera.

Negli Stati Uniti invece è già partita la sperimentazione per la terza dose del vaccino Moderna. L’amministratore delegato francese di Moderna, Stéphane Bancel, aveva dichiarato in un’intervista al Journal du Dimanche che bisogna “vaccinare con una terza dose tutti i soggetti a rischio dalla fine dell’estate, in particolare i residenti delle case di cura che hanno ricevuto la prima dose all’inizio dell’anno”.

Il farmaco di Moderna garantisce l’immunità “da uno a tre anni a seconda del paziente”, ma la dose aggiuntiva – giustifica Bancel – servirebbe ad avere maggiore protezione di fronte dell’arrivo di varianti che “aumentano il livello di minaccia”. Dunque l’azienda ha creato un prodotto ad hoc, la terza dose, con un dosaggio inferiore, contro la variante sudafricana e che , secondo gli annunci della società, funziona anche contro la variante indiana. La società sta inoltre cercando di mettere a punto un unico vaccino per coronavirus e influenza e prevede che possa essere pronto tra 1-2 anni.

Secondo la maggior parte degli esperti di tutto il mondo la terza dose sarà necessaria, ma resta l’incognita su quando somministrarla. “È molto probabile che una terza dose di vaccino dovrà essere fatta – aggiunge Sergio Abrignani, che è anche membro del Cts – ma al momento non sappiamo se contro una variante diversa e non sappiamo quando , forse in autunno, più probabilmente all’inizio del prossimo anno”.

Per saper equando sarà necessaria la terza dose bisognerà tener d’occhio alcune variabili che attualmente non sono prevedibili. Dunque solo lo studio sul campo potrà dare delle risposte, come d’altronde è successo per i vaccini stessi in epoca di emergenza sanitaria.

“Per la maggior parte dei vaccini c’è sempre bisogno di un richiamo – spiega ancora Abrignani al Corriere della Sera – ma normalmente la durata dell’immunità si studia prima di mettere in commercio in prodotto, così da sapere quando procedere con il booster. Ora siamo in emergenza e stiamo studiando sul campo. Al momento non sappiamo quanto dura la risposta immunitaria, vediamo che c’è un’alta protezione anche a distanza di 8-10 mesi dalla fine del ciclo vaccinale, ma potrebbe essere necessario un richiamo più avanti per ‘rinfrescare’ la risposta immunologica oppure per contrastare una variante emergente, anche se dovesse persistere una buona risposta contro il ceppo originale”.

Invece la variante Indiana che tanto spaventa nelle ultime settimane? “Sappiamo dai dati che ci arrivano dal Regno Unito – conclude l’immunologo – che dopo una sola dose non si è protetti dalla malattia, ma comunque ci si ammala in modo poco severo. Con due dosi invece si è protetti in modo importante. Ora non sappiamo ancora se dovremo fare un richiamo contro la variante indiana, magari anche solo per evitare la malattia leggera”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.