Non ci deve stupire la foto del Carabiniere che in Puglia alcuni giorni fa si è unito civilmente col suo compagno, con un picchetto d’onore dell’Arma. È la normalità, bellezza. La normalità di celebrare con parenti ed amici il rapporto d’amore tra due persone, indipendentemente dal loro genere. La normalità di celebrarlo pubblicamente, con quell’enfasi che tutti noi siamo soliti dare ai momenti importanti della nostra vita. La normalità di celebrarlo anche con un picchetto d’onore, visto che uno dei due sposi è militare dell’Arma.

La semplice quanto straordinaria normalità. Non era del resto questo l’obiettivo delle unioni civili? Sono trascorsi 7 anni dall’11 maggio 2016, quando la Camera dei Deputati le approva definitivamente. Ricordo ancora quei giorni come fossero oggi. Ero da poche settimane arrivato a Roma, a lavorare con il Presidente del Consiglio in carica, Matteo Renzi, ma l’occasione per conoscersi e reciprocamente apprezzarsi anni prima fu la necessità che lui ravvisava di dare una risposta alle tante coppie dello stesso sesso che in Italia non avevano riconoscimento alcuno, né risposte legislative alle loro necessità. E la convinzione, tutta politica, che nello sforzo di modernizzare il centrosinistra italiano e renderne concreta (e riformista) l’azione politica, legiferare  sulle coppie di fatto era un passaggio inevitabile, dopo tanti, troppo anni di convegni e di bandierine sui diritti senza risultati concreti.

L’approccio che ci convinse di più fu proprio quello riformista. Nessuna battaglia ideologica, solo il tentativo di portare a casa il risultato più alto e più forte che in quel momento era possibile. E si arrivò così all’11 maggio 2023, dovendo purtroppo rinunciare a quella stepchild adoption di cui anche recentemente si è dibattuto per la scelta tutta conservatrice dei 5 Stelle di frenare su questo, con un clamoroso voltafaccia.

Quella legge ha cambiato le vite di molti, ad iniziare dalla mia, visto che di lì a poco mi sposai (mi sposai, a proposito di normalità). Ma ha dato anche un colpo mortale a secoli di pregiudizi e di incultura. In fondo ha cambiato la percezione stessa dell’idea di famiglia. E di normalità.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva