Ritardi, dosi consegnate in numero minore e notizie confuse. La Pfizer negli ultimi giorni non sta rispettando le consegne e il piano vaccinale italiano comincia ad avere qualche difficoltà. Soprattutto perché adesso inizia la fase dei richiami dei primi vaccinati. “Visto che la prima dose, sui dati che stanno emergendo, sembra proteggere un po’ meno rispetto ai dati della Pfeizer, è assolutamenete essenziale completare il protocollo come è stato approvato. Se non ci sono abbastanza dosi bisogna completare quelli che hanno fatto la prima”, ha detto il Virologo Andrea Crisanti a Sky Tg24.

Il virologo è ottimista: “Io penso che di fronte all’aumentata richiesta, lo stabilimento di produzione della Pfeizer è stato sotto pressione. Quindi sono in una fase di aggiustamento. Penso che sia normale e che fra un po’ riprenderanno le consegne nei termini previsti. Se hanno rallentato qualche settimana in questa fase convulsa in cui tutti hanno chiesto più dosi, anche per i ritardi degli altri Vaccini, penso sia una cosa normale. Non è che dobbiamo fare allarmismi ingiustificati per 1-2 settimane di ritardo. Vediamo nel prossimo mese se questa situazione perdura”.

LE REGIONI – Al 20 gennaio (con aggiornamento alle 21.48) sono state consegnate alle Regioni 1.558.635 dosi, di cui 1.250.903 già somministrate (80,3%), con inevitabile rallentamento negli ultimi giorni. Tuttavia, solo 9.160 persone hanno completato il ciclo vaccinale, mentre 13.534 persone avrebbero già dovuto ricevere la seconda dose. “Tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso di Pfizer – spiega, in una nota il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose. La campagna vaccinale non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è infatti il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, garanzia di efficacia del 94-95% nel prevenire la COVID-19 sintomatica”.

Il Veneto si è visto tagliare il 53% di fornitura e ora chiede aiuto. Con oltre 107 mila dosi somministrate, ora Zaia non sa come andare avanti. In difficoltà anche l’Emilia-Romagna è già vittima di rallentamenti importanti. Nella Regione già lunedì 18 erano cominciati i primi richiami per gli operatori sanitari. Lo stop è arrivato poche ore dopo non riuscendo più a garantire le prime somministrazioni. Chi si era prenotato ha visto saltare l’appuntamento. La Lombardia, tra le più penalizzate, continua a subire un crollo di iniezioni giornaliere. Al Niguarda di Milano le dosi consegnate al 20 di gennaio sono state solo un terzo di quelle previste, a Como l’azienda sanitaria ha ricevuto solo due vassoi su quattro mentre a Pavia si è scelto il blocco totale delle vaccinazioni per via delle zero consegne avvenute. Il Lazio riuscirà a reggere ma ancora per poco. Potrà proseguire le vaccinazioni almeno per un’altra settimana, ma se il ritardo dovesse andare oltre rischierebbe di far saltare la fase due della campagna vaccinale. Anche la Campania ha visto la consegna della fornitura da parte di Pfizer procedere a singhiozzo mail sistema sanitario regionale è stato in grado di dare il via comunque ai secondi richiami, avendo conservato una discreta quantità di fiale dai precedenti arrivi

LE DOSI BASTERANNO? –  “Assolutamente sì. I conti sono stati fatti. Garantire il richiamo è la nostra priorità assoluta – ha detto Così la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, in un’intervista a ‘La Stampa – Ci sono quasi un milione e trecentomila persone che hanno avuto la prima dose e non possiamo sgarrare. Rispetteremo i tempi che la scienza ci detta”.

“Alla peggio – aggiunge – potrà accadere che qualcuno non sarà richiamato dopo tre settimane esatte, magari ci sarà qualche giorno di ritardo, ma i trial ci dicono che non è qualche giorno di differenza rispetto alle tre settimane che cambia le cose. Di certo non faremo come la Gran Bretagna che ritarda di tre mesi il richiamo”. A suo dire, “dovremo correre come pazzi per recuperare il tempo perduto. Penso che dovranno aumentare i luoghi di vaccinazione, ma anche gli orari di somministrazione. Non dico vaccinare 24 ore su 24, ma almeno 16 o meglio 18 ore al giorno. Ne parleremo con le Regioni, ma io credo che sia un obiettivo possibile. L’obiettivo è avere una larga parte della popolazione vaccinata al più presto”.

Secondo Zampa, ancora, “Pfizer ha deciso unilateralmente di non rispettare il contratto, e ha deciso lei quante dosi consegnare e a chi. Non è serio. In un campo così delicato come la vaccinazione, poi. Ma il problema è generale. Anche gli altri Paesi europei sono in difficoltà. C’è un land tedesco che ha dovuto sospendere del tutto le vaccinazioni. Per questo abbiamo investito l’Avvocatura dello Stato. E giustamente si sta muovendo anche l’Europa, per chiedere con una voce sola il rispetto del contratto, che ricordo è stato firmato a Bruxelles”.

“Pfizer – continua la sottosegretaria alla Salute – ci dice che deve fare un intervento sulle sue fabbriche per aumentarne la capacità produttiva. E che fra tre o quattro settimane sarà in grado non soltanto di riprendere le forniture come concordato, ma di recuperare anche le quantità mancanti. Sappiamo inoltre che ci sono iniziative in diversi Paesi membri dell’Ue per mettere a disposizione di Pfizer altri stabilimenti farmaceutici. Accade in Germania. Ma anche in Francia”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.