Un termine che si pensava quasi superato, un lontano ricordo del periodo più nero dell’epidemia di Coronavirus nel Paese. Ma il lockdown potrebbe presto tornare a fare capolino in Italia.

A rilanciare tale possibilità è stato venerdì Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di Sanità. Intervenendo a Sky Tg24 Locatelli ha spiegato che in caso di individuazioni di nuovi cluster di variante Delta (la cosiddetta ‘indiana’) non è da escludere la possibilità di ripristinare zone rosse locali. 

“Dobbiamo lavorare nella maniera più intensiva sul tracciamento e sul sequenziamento, perché solo in questo modo riusciamo ad intercettare segnali di diffusione della variante indiana”, ha spiegato sottolineando che l’Italia sta sequenziando “nella media europea”.

Ma, come ovvio, col sequenziamento andranno poi prese delle decisioni “per cercare di contenere il tutto, altrimenti diventa un esercizio inutile”. Tradotto? Se necessario “vanno create delle zone per fermare i cluster, come ad esempio è successo in Umbria quando si è verificata la diffusione della variante brasiliana”, ha spiegato Locatelli.

L’elevata trasmissibilità della variante Delta, dal 40 e il 60% più alta di quella Alfa, a sua volta più contagiosa del 50% rispetto al ceppo originario di Wuhan, è il maggiore pericolo per i prossimi mesi: attualmente, secondo le segnalazioni monitorate dal Sistema di Sorveglianza Integrata covid-19 dell’Istituto di Superiore di Sanità, la variante Delta si assesta al 16,8% dei contagi in Italia.

Quella dominante resta l’Alfa, la variante inglese, al 74,92%, mentre la Delta, e il suo sottotipo Kappa, è quindi segnalata in aumento dal 4,2% di maggio. Ma secondo gli esperti lo scenario potrebbe diventare nel volgere di poco tempo simile a quello britannico, dove la Delta sta facendo riesplodere i contagi, per fortuna senza provocare numeri anomali di decessi.

“Abbiamo probabilmente circa un mese, un mese e mezzo prima che si arrivi alla prevalenza della variante Delta in Italia”, ha spiegato ieri Roberto Battiston, dell’università di Trento, all’Ansa. “Quale sarà l’effetto sul numero di infetti, e sul numero di casi gravi, dipenderà dalla frazione delle persone vaccinate, in particolare dalla frazione di persone che avranno completato il ciclo vaccinale”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.