Ospedali ormai svuotati, nuovi casi e decessi in calo, sempre meno persone in isolamento domiciliare. Ma c’è anche un altro dato che il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE mette in evidenza: la campagna vaccinale che rallenta, nonostante i 3 milioni di dosi attualmente in frigo, e una variante Delta che preoccupa. Da 14 settimane consecutive – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBEsi registra una discesa dei nuovi casi settimanali. Se la costante riduzione del rapporto positivi/casi testati conferma una ridotta circolazione del virus, la progressiva diminuzione dell’attività di testing sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia”.

I DATI DEL MONITORAGGIO

I numeri parlano chiaro. Nella settimana 16-22 giugno 2021, rispetto a quella precedente, si nota una diminuzione di nuovi casi (7.262 vs 11.440, -36,5%) e decessi (221 vs 411, -46,2%). In calo anche i casi attualmente positivi (72.964 vs 105.906, -31,1%); le persone in isolamento domiciliare (70.313 vs 102.069, -31,1%); i ricoverati con sintomi (2.289 vs 3.333, -31,3%) e le terapie intensive (362 vs 504, -28,2%).  Dalla settimana 5-11 maggio il numero di persone testate si è progressivamente ridotto del 52,7%; in tutta Italia si conferma il calo dei nuovi casi settimanali. Inoltre, da 10 settimane sono in costante calo anche i decessi, che nell’ultima settimana si attestano in media a 32 al giorno rispetto ai 59 della settimana precedente. La costante riduzione dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – ha portato l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti COVID al 4% sia in area medica che in terapia intensiva, con tutte le Regioni che registrano valori inferiori al 10% e 4 Regioni senza pazienti COVID ricoverati in area critica.” Dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi del 92,2% e quelli in terapia intensiva del 90,3%. Le persone in isolamento domiciliare, dal picco del 28 marzo, sono passate da 540.855 a 70.313 (-87%). “Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo – risultano in calo da 3 mesi e la media mobile a 7 giorni è di 11 ingressi/die”.

LA CAMPAGNA VACCINALE

Tra tanti dati positivi, spiccano però quelli relativi alla campagna vaccinale, dove le dosi somministrate risultano in calo per la prima volta. Secondo l’aggiornamento del 23 giugno alle ore 6:10, il 54% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 27,6% ha completato il ciclo vaccinale. Nell’ultima settimana sono state inoculate 3.751.029 milioni dosi,  con un -4,5% rispetto alla settimana precedente, a fronte di oltre 3 milioni di dosi che risultano ancora “in frigo”: le forniture attese, come spiega il Presidente del GIMBE, con molta probabilità non arriveranno.

Rispetto alle forniture stimate nel Piano vaccinale – sottolinea Cartabellotta – rimarrebbero da consegnare entro la fine del 2° trimestre 25,9 milioni di dosi, il 34% di quelle originariamente previste. Anche non considerando il vaccino di CureVac, che non ha superato con successo i test clinici, è certo che non arriveranno 18,6 milioni di dosi entro fine mese”. Stando alle dichiarazioni del Generale Figliuolo, a giugno avremo un totale mensile di vaccini a RNA messaggero pari a 15,3 milioni: “Se a giugno sono già state consegnate 9,43 milioni di dosi di Pfizer/BioNTech e 1,27 milioni di Moderna, entro fine mese sono attese solo altre 4,7 milioni di dosi” commenta Cartabellotta. Per luglio sono invece attese altre 14,5 milioni di dosi. Un totale di 19,2 milioni tra Pfizer e Moderna nelle prossime cinque settimane, con la capacità certa di somministrazione di circa 550 mila dosi al giorno al massimo. Nulla si sa al momento per ciò che riguarda i vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson. 

LA COPERTURA VACCINALE PER GLI OVER 60

Tra i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe, anche la copertura vaccinale degli over 60. L’86% ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con alcune differenze regionali. Nel dettaglio, degli oltre 4,4 milioni di over 80, l’ 86,7% ha completato l’iter vaccinale; poco più di 307 mila (6,9%) hanno ricevuto solo la prima dose. Nella fascia d’età 70-79 anni, su oltre 5,9 milioni, il 48,9% ha completato il ciclo vaccinale e il 38,2% ha ricevuto solo la prima dose; delle oltre 7,3 milioni di persone comprese nella fascia d’età 60- 69 anni, il 42,3% hanno completato il ciclo vaccinale e il 38,3% ha ricevuto la prima dose. Quindi quasi 2,5 milioni di over 60, il 14%, non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino, sempre con differenze regionali. Ad esempio si passa dal 25,2% della Sicilia all’ 8,7% della Puglia. Il trend di coperture vaccinali per fasce di età conferma inoltre l’appiattimento delle curve degli over 80 e delle fasce 70-79 e 60-69, oltre a dimostrare una netta flessione nelle ultime tre settimane per la fascia 50-59 anni, con copertura inferiore al 70%.

LA VARIANTE DELTA

I dati Gimbe analizzano anche i dati relativi alla variante delta (indiana), che si sta diffondendo nel Regno Unito. Secondo il report pubblicato il 23 giugno, questa variante è del 40-60% più contagiosa di quella alfa (ossia inglese) e sarà responsabile del 70% delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto e del 90% entro la fine. Per ciò che riguarda il nostro Paese, secondo i database internazionale GISAID, sulla base dei campioni prelevati dal 9 al 23 giugno e su 218 sequenze depositate, 71 (32,6%) sono da variante delta: un numero che però è poco rappresentativo, dato che non tutte le Regioni condividono questo database. Al 18 maggio la variante delta si attestava intorno all’1% in Italia, un indicatore più attendibile: si attende ora una nuova indagine di prevalenza dell’ISS sui campioni notificati il 22 giugno. Ma cosa ci dicono questi numeri? A spiegarlo è sempre Nino Cartabellotta: “In assenza di dati affidabili sulla presenza della variante delta in Italia tre sono le ragionevoli certezze: innanzitutto il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e notevolmente eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato adeguatamente ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano; infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito nonostante sia più avanti sul fronte delle coperture vaccinali. In Italia infatti poco più 1 persona su 4 ha una copertura adeguata, avendo completato il ciclo vaccinale (27,6% rispetto al 46% del Regno Unito), mentre il 26,5% della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17% del Regno Unito) e il 46% è totalmente privo di copertura (rispetto al 37% del Regno Unito), percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose di vaccino nei confronti di questa variante”.

Caltabellotta pone inoltre in evidenza la gestione ancora blanda della variante Delta, che può rivelarsi molto pericolosa: “Se al momento attuale tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus e un impatto ospedaliero ormai minimo, non è accettabile una gestione ‘attendista’ della variante delta, contro la quale occorre attuare tempestivamente le misure raccomandate dall’ECDC: potenziare sequenziamento e  contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero, accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili, commisurando l’intensità delle misure non farmacologiche di contenimento del contagio alla loro copertura completa”.

Mariangela Celiberti

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