Il direttore mi chiede: ti va di parlare di vitalizi? Certo, così mi faccio un altro po’ di amici. Partiamo da questa storia per dire: i vitalizi li abolimmo con un governo Berlusconi e anche io votai l’abolizione, perché questa era l’aria che già tirava. Aboliti i futuri vitalizi, restavano intoccabili quelli già maturati. Ora, sta scritto anche sul sussidiario che i Paesi si dividono in democratici e tirannici sulla base di un solo test sierologico: quello della retroattività. In nessuna liberal-democrazia del mondo si può imporre una norma che ti espropria oggi quello che tu avevi legittimamente maturato ieri e su cui avevi il diritto di contare nella vecchiaia. E allora sentite subito: ma è uno scandalo! Ma è la casta! E poi i disoccupati, le differenze sociali! E si va avanti come il popolano romano di Cesare Pascarella che citava a caso le eccellenze italiane: «Qui Dante, Metastasi, Machiavelli, Fontan’ de’ Trevi e er vino dei Castelli». Tutto fa brodo o mucchio.

Quel che sorprende, in questa vicenda dei vitalizi, è il Pd. Nel senso di Partito democratico. Ma santo cielo: non avevate detto che eravate diventati membri di una democrazia liberale? E in una qualsiasi democrazia liberale, ma anche in qualsiasi Paese civile, mai e poi mai si farebbero norme che vanno a segare diritti maturati con effetto retroattivo. Non si può. È roba da Venezuela, da repubblica islamica. Direbbe Dibba: no se puede. E invece, che ti fa er Zinga? Va in una cabina telefonica, apre Twitter e scrive: «La cassa integrazione è in ritardo e si rimettono i vitalizi. Non è la nostra Italia». Si rimettono i vitalizi? Ma che cosa gli mettono nel caffè, la mattina, a Zinga? Cosa c’entrano i vitalizi con la Cassa integrazione che dipende dall’Inps, che è uno scatafascio e non paga, e dal governo che è un altro obbrobrio che vive di chiacchiere e invita i sudditi ad indebitarsi.

E allora, perché lo fa? Fra loro, a quanto pare, se lo chiedono. Si sono accorti che il morbido Zinga, che come lo metti sta, non è proprio il successore genetico di Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Natta e ci mettiamo pure Achille Occhetto. In casa Pd tira una brutt’aria perché emergono le domande esistenziali di base, tipo: chi siamo, che cavolo facciamo, da dove veniamo, ma ci siamo per caso rimbecilliti dietro ai Cinque stelle e le loro scemenze? E questa dei vitalizi è la cartina al tornasole. Perché il Pd ha scommesso tutta la sua dote su un matrimonio di paese combinato con il partito dell’analfabetismo retorico, già agonizzante, mandando a puttane quel tantino di occidentale, di moderno che pian piano si era conquistato. Ricordate? Cominciò Walter Veltroni quando fece un’Opa sul mito americano dei fratelli Kennedy (non esportabile, però, senza Marilyn) alla ricerca dell’identità perduta dai tempi in cui Enrico Berlinguer, pur di sganciarsi dall’Urss e dalla Rivoluzione d’Ottobre, assunse la memoria di santa Maria Goretti nella Direzione del partito, alimentando il mito ariano del comunista geneticamente superiore.

E poi c’era stato Renzi, col vento in poppa, che aveva creato un berlusconismo di sinistra di cui aveva incassato il quaranta per cento finché non andò a scrociarsi contro il palo del referendum su sé stesso. E poi nulla: si richiusero le onde del Mar Rosso senza danni per la cavalleria del Faraone e tutti rimasero come al solito in mezzo al guado. Negli anni Ottanta scrivevamo con pena del Pci sempre in mezzo al guado perché non riusciva mai a portare a termine lo strappo con Mosca sicché oggi la sinistra italiana si ritrova con un partito che fa picnic con Di Maio, e un occhio a Di Battista che intanto attacca lesbiche e fumatori di marijuana perché vuole insegnare lui come si deve essere gay e farsi una canna. Al momento che una volta era del canto dell’Internazionale, si ripetono le scemenze di quel Carlo Marx dell’avanspettacolo che è Beppe Grillo. Uno che ha perso la satira perché si è rintronato in un pupazzo ventriloquo. Vogliamo ricordare con che furia gli uomini del Pci abbiano difeso i vitalizi?

Prima di tutto, perché il principio di non dare una pensione ma un riconoscimento a vita a chi si è andato ad immolare nelle piramidi azteche della democrazia, era il minimo. E poi, forse a Zinga gliel’avranno raccontato, il Pci mandava in Parlamento una lista di funzionari taciturni e disciplinati che mollavano al partito quasi tutta la paga da parlamentare. Poi, finito il turno, rientravano nel partito, ma vivendo con il vitalizio parlamentare, sollevando così la tesoreria di Botteghe oscure da ogni onere. Era una macchina perfetta. Non che manchino nel Pd le belle teste pensanti e non ne nomino nemmeno una altrimenti si possono far danni. Ma c’è una vera perversione che blocca in quel partito la crescita degli innovatori intelligenti con una carica di leadership, per tenere in piedi un’accozzaglia di persone – fra cui anche degli intelligenti – che hanno il loro ubi consistam nelle fregnacce di una banda di analfabeti minacciosi, manettari, falsi moralisti, metà dei quali di notte fa sogni erotici su Salvini con cui gli orgasmi erano più spumeggianti.

Ieri sui giornali si è vista – a proposito della questione riaperta dei vitalizi – la patologia italiana: la crociata anti-vitalizi accomuna tutti gli illiberali dai sovranisti de destra a li populisti de izquierda, montagnardi e giacobini, tutti insieme a daje contro la casta e a favore der popolo che soffre. Ora, il popolo, poveretto, soffre davvero, specialmente per la totale incompetenza nell’affrontare l’epidemia, dove noi italiani guidiamo il disastro mondiale. Seguitemi: l’Italia ha 60 milioni di abitanti con 35 mila morti per Covid. Gli Stati Uniti 335 milioni di abitanti con 126 mila morti. Se gli Stati Uniti avessero il tasso di mortalità italiana, dovrebbero essere a 35 per 6, pari a 210 mila morti: mancano più di ottantamila morti per stare al passo con l’Italia, a meno che non vogliamo mettere sullo stesso piano Repubblica di San Marino e Canada.

Due parole su Sgarbi? Vittorio deve smetterla di fare del suo corpo uno strumento di comunicazione anche letale. Aveva totalmente ragione. In Parlamento, chi parla è arrestato. Parlano solo i capibastone che menano via sms. Se uno dice quel che deve dire gli viene messa la camicia di forza, lo depongono come un cristo e lui avrebbe potuto dire “I can’t breath”, come George Floyd. La magistratura da decenni dovrebbe essere smontata con lo spirito con cui Francesco Cossiga, presidente della Repubblica e dunque Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, mandò a palazzo dei Marescialli, sede del Csm, i carabinieri in tenuta antisommossa.

A proposito, chi era quell’anima santa, quella trepida signorina di Forzetta Italietta che è tutta svenuta al microfono per aver sentito dire da Sgarbi le cose brutte sulla magistratura? Gliel’hanno dato il Lexotan? E quella vicepresidente della Camera? Sì, c’è materia per fare la rivoluzione. Dunque, come dice il direttore del Riformista, che cazzo aspettiamo? Facciamola.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.