Con la rielezione del Presidente della Repubblica molte cose sono avvenute in questi giorni nel panorama politico e sociale del nostro Paese. La società civile ha preso atto della crisi profonda nella capacità dei gruppi dirigenti dei partiti (nessuno escluso) di colmare – in via definitiva – la distanza tra la più che contestata e criticata 1° Repubblica e l’intero mondo politico nato dopo il 1994. La rappresentazione plastica del “pellegrinaggio” di tutti i “cosiddetti” grandi elettori verso il Palazzo del Quirinale a chiedere –con costrizione ed umiltà – di ritornare indietro sulle sue affermazioni e di accettare il reincarico, non lascia alcun dubbio.

I “nuovi” politici per continuare a esercitare il mandato parlamentare loro delegato dai cittadini devono rivolgersi a personalità della Prima Repubblica, quali il Presidente Mattarella. E così per Giuliano Amato e così anche per l’attuale Presidente del Consiglio che può esser annoverato sicuramente tra le risorse dello Stato proveniente dal quel periodo. Ciò è quello che emerge dai commenti che ogni cittadino ha pubblicato sui social informatici (tenuto conto che gli organi di stampa sono tabù al di là di alcune brevi lettere che vengono pubblicate) e, da questi commenti, emerge anche il rammarico e la dolorosa certezza di aver perduto oltre 30 anni di democrazia dando fiducia ai politici ed ai partiti del dopo 1994! Si parla di crisi dei partiti, si solleva il fatto che “i peones” del parlamento hanno impedito ai loro leader di individuare un nuovo PdR non all’altezza, ma volutamente si dimentica che i “peones” sono “nominati” e rispondono a coloro che li hanno scelti! Ogni sussulto di dignità e di presa di distanza dagli “input” dei segretari dei partiti è stata motivata, a nostro giudizio, da giochi di “potere” all’interno degli stessi partiti.

Così per il 5Stelle (gruppo “dimaiano” contro gruppo “contiano”), così per la Lega (gruppo “salviniano” contro gruppo “giorgettiano”) e così per il PD tra “lettiani” ed “ex renziani, ex DC, etc.”. Le ultime vicende hanno fatto emergere, a nostro avviso, non solo l’incapacità politico/culturale della nostra classe dirigente, ma la loro continua conflittualità a livello personale; il distacco verso le esigenze reali dei cittadini e l’assenza di visioni di un progetto politico importante! A riprova di ciò vale ricordare l’intervista ed i commenti del segretario del PD rilasciati nell’intervista della Annunziata di domenica scorsa, subito dopo il risultato della elezione del PdR. Ha parlato della situazione di crisi politica da superare con una nuova legge elettorale (maggioritaria sostanzialmente e senza preferenze) e per la crisi sociale ha fatto riferimento al mondo del lavoro citando cifre e percentuali negative sul piano dell’occupazione.

Ma ha dimenticato – e non è la prima volta nella sua carriere politica – il fatto che la disoccupazione e soprattutto la precarietà in Italia è dovuta all’assenza di una politica meridionalista. Politica meridionalista scomparsa dopo Giacomo Mancini anche dalla azione politica socialista! Sino a ieri i giovani meridionali – la più triste gioventù italiana – è riuscita a sopravvivere sostenuta dalle loro famiglie che hanno rappresentato, nei fatti, la “cassa integrazione” della gioventù meridionale la quale già da alcuni decenni ha iniziato ad emigrare verso il Nord e verso l’estero. In un partito come il PD che si dichiara di sinistra “non una parola” e non una iniziativa “sostenibile” verso questo dramma dell’Italia (solo l’ex ministro Provenzano ha assunto una posizione” ma il PD non ha mai mostrato di crederci con convinzione). A fronte di ciò noi crediamo che i socialisti ed il Psi non debbono e non possono restare silenti.

Abbiamo il dovere, come partito storico della sinistra, di continuare e rafforzare le lotte in favore dell’emancipazione sociale, del diritto al lavoro e della sicurezza sul lavoro, al diritto allo studio ed alla salute pubblica e così per la ricerca ed al diritto di pari dignità di genere e di difesa delle professionalità e del merito e, quindi, delle pari condizioni di lavoro e di giudizio in tutti i settori produttivi. La nostra riflessione di fronte a questa “Waterloo” della politica, di questi politici e di questi partiti è quella che “non dobbiamo sentirci vittime” del quadro politico post macerie e considerato che a brevissimo inizierà l’anno della “campagna elettorale”, sin da subito e senza ulteriore ritardo, noi socialisti abbiamo il dovere di proporre ai cittadini linee di profondo cambiamento. Si tratta di fare proposte e di indicare quale strada da seguire e quali iniziative da assumere sia all’interno dell’area socialista che verso quello che rimane del quadro politico e, non meno importante, verso la cosiddetta società civile.

Riteniamo, in primis, che sia giunto il momento di inviare un forte invito ed un altrettanto fortissimo appello rivolto ai nostri dirigenti di ogni ordine e grado, ma soprattutto a tutti gli iscritti al PSI, convinti che mai come adesso abbiamo il dovere di aprire un dibattito aperto e non strumentale con tutto il mondo dei socialisti senza tessera sia come singoli cittadini che alle loro realtà organizzate (associazioni, circoli, movimenti e quant’altro). Non possiamo vivere la nostra azione politica quotidiana nel chiuso del nostro partito, dove la partecipazione dei compagni alle scelte politiche fondamentali spesso non è stimolato come dovrebbe. Nel Paese emerge una richiesta di “socialismo” che va a contrastare l’inefficienza pubblica quale naturale conseguenza della venuta meno dei valori portanti socialisti e della stagnazione degli ideali e assenza di alternativa.

In questi anni (e ci riferiamo non solo agli ultimi anni possiamo andare al 1994) è indubbio che non c’è stata alcuna alternativa in quanto la sinistra – pur dichiarandosi tale – non è stata protagonista di un ricambio credibile nell’esercizio della sua azione politica quotidiano ed a lungo termine. Abbiamo necessità, come socialisti e come Psi, di ricomporre la diaspora nel nostro stesso mondo, nella nostra stessa area culturale. Ciò dovrebbe diventare un traguardo da raggiungere a breve termine quale risultato di un progetto politico che intende misurarsi con tutti i problemi che la gestione di questi partiti hanno lasciato aperti e che continuano a lasciarli aperti.

E’ una scelta di fondo e l’invito ai socialisti senza tessera è quello di “iscriversi” al PSI in quanto non si possono fare battaglie isolate sui temi economici, sociali e sui diritti civili se non siamo uniti.  Dobbiamo e possiamo dare forza ai lavoratori per rinnovare anche il movimento sindacale ed a tutto il mondo civile che si ispira e si identifica con i valori della sinistra. In ultimo solo se uniti e più forti potremo essere incisivi per quanto riguarda le iniziative che si intendono assumere a livello parlamentare sul piano della “nuova legge elettorale”. Se quanto avvenuto fa emergere una considerazione diversa sui politici e sulla Politica della Prima Repubblica non possiamo che chiedere che sia approvata una legge elettorale proporzionale pura, con i voti di preferenze e non più nominati e che sia inserita la “sfiducia costruttiva” e la piena applicazione dell’art.  49 della Costituzione con il riconoscimento dei diritti delle minoranze onde evitare il fenomeno dei cambi di casacca durante le legislature. E’ auspicabile che i nostri dirigenti riflettano su queste nostre considerazioni ed assumano le iniziative? Si è auspicabile e nel nostro piccolo inizieremo a farlo!

F.to Domenico Carrino, Paolo Di Pace, Paolo Gonzales, Sandro Petrilli; Gianfranco Salvucci e Christian Vannozzi del Direttivo della Federazione Socialista di Roma Capitale

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