Otto giorni di zona rossa, dal 24 al 27 dicembre (che è domenica), il 31 dicembre e il primo gennaio e il weekend del 2 e 3 gennaio. I giorni rossi delle festività natalizie con spostamenti al minimo e ristoranti, bar e negozi con la serranda abbassata.

Il Governo ormai ha deciso: per evitare rischi di assembramenti e una nuova impennata della curva dei contagi, l’unica strada è dare un altro giro di vite alle misure di contenimento. Sul punto c’è una sostanziale condivisione da parte di ministri, Regioni e forze politiche, che in una giornata ricca di vertici-fiume consegna come ipotesi la chiusura da ‘alto rischio’ nei festivi e prefestivi.

WEEKEND 19-20 DICEMBRE – Si discute anche sul prossimo weekend, il 19 e 20 dicembre, quando non c’è ancora il divieto di spostamento tra regioni gialle e si rischia un maxi-esodo. Ma su questo aspetto il ministero dell’Interno frena a causa del pericolo di fuga dalle città e dalla relative tensioni nel caso in cui dovesse scattare il blocco.

LE TENSIONI – Il premier Giuseppe Conte vuole limitare al massimo le restrizioni, a quelle ritenute indispensabili per evitare la terza ondata di contagi “a una velocità supersonica”. Una linea del rigore che ha scatenato tensioni sia nell’Esecutivo che con le Regioni e con l’opposizione.

“Ci siamo confrontano per rinforzare il piano natalizio – spiega Conte -. Gli esperti ci hanno consigliato qualche misura aggiuntiva e noi dobbiamo evitare una terza ondata, per arrivare a gennaio in resilienza”. La decisione non è ancora definitiva, manca ancora il confronto con Italia Viva, la cui capodelegazione, Teresa Bellanova, è stata impegnata in un vertice a Bruxelles importante per il Made in Italy.

Se anche il partito di Matteo Renzi darà il suo via libera, però, la macchina verrà messa in moto, molto probabilmente con un nuovo Dpcm, ma non sono escluse altre strade, come un emendamento al decreto Natale o anche un’ordinanza del ministro della Salute.

“Dobbiamo predisporci durante queste festività per non trovarci a gennaio sopraffatti dalla pandemia”, ammonisce ancora Conte. Sulla linea rigorista si sono sintonizzati anche diversi presidenti di Regione, Luca Zaia in testa. Ma a dar manforte al governatore del Veneto sono anche il Lazio di Nicola Zingaretti, il Friuli Venezia Giulia di Massimiliano Fedriga, il Molise e le Marche oltre al governatore campano Vincenzo De Luca che da mesi sostiene la linea del rigore. Giovanni Toti, presidente della Liguria, dissente: “Non vedo perché cambiare le regole, il governo non può imporre ai liguri la zona rossa”.

LA LINEA TEDESCA – Ma il plauso arriva pure dal governo, in particolare dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, e da Roberto Speranza. Il termine di paragone è la Germania, dove la cancelliera, Angela Merkel, ha deliberato il lockdown durante il periodo delle feste, per mantenere in sicurezza la popolazione ed evitare ulteriori chiusure a gennaio, quando i ritmi della produzione rischierebbero di subire un pericolo stop a causa del Coronavirus, proprio quando in tutta Europa inizieranno le campagne vaccinali.

Una riflessione che ha fatto breccia anche nel nostro Paese, in particolare nelle stanze dell’esecutivo. Come confermano le parole di Luigi Di Maio: “In questo momento si decidono i prossimi mesi – avvisa il ministro degli Esteri -. I morti sono ancora tanti, la curva risale, perciò servono scelte decise, come governo, perché altri Paesi le stanno prendendo per evitare la terza ondata”. La nuova stretta arriverà entro la fine di questa settimana, molto probabilmente, dopo la fine del giro di incontri con enti locali e forze politiche.

VERTICE CON REGIONI E COMUNI – Domani, giovedì 17 dicembre, toccherà a Comuni e Regioni confrontarsi con Boccia, poi si dovrà tirare una riga a Palazzo Chigi e operare le scelte.

SCUOLA – Il 7 gennaio, assicura il premier, si farà di tutto perché la scuola riparta: “C’e’ un grande lavoro in corso”.

 

 

 

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.