Politica divisa sull'emergenza Covid
Zona rossa in tutta Italia, il governo si spacca sulle misure anti-Covid: il leghista Zaia per decisioni drastiche
Una spaccatura importante che fa segnare anche alleanza improbabili. Regna il caos all’interno della maggioranza che sostiene l’esecutivo di Giuseppe Conte sulle misure anti-Covid da tenere per affrontare il prossimo Natale. Da una parte c’è infatti l’ala del rigore, rappresentata in particolare dai ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini e Francesco Boccia, a favore di una zona rossa in tutto il Paese, dall’altra lo stesso presidente del Consiglio che non vuole sbottonarsi e appare ancora indeciso.
“È tempo di scelte rigorose di governo e parlamento: solo regole più restrittive durante le festività potranno evitare una terza ondata di contagi. Per noi che abbiamo responsabilità istituzionali è un dovere intervenire oggi senza esitazioni per salvare vite umane domani”, è il messaggio che arriva su Twitter dal ministro Dario Franceschini, capo delegazione Pd al governo.
E’ tempo di scelte rigorose di Governo e Parlamento: solo regole più restrittive durante le festività potranno evitare una terza ondata di contagi. Per noi che abbiamo responsabilità istituzionali è un dovere intervenire oggi senza esitazioni per salvare vite umane domani. pic.twitter.com/KYqzXfRLRL
— Dario Franceschini (@dariofrance) December 16, 2020
ZONA ROSSA NAZIONALE? – Ad aggiungersi ai ‘rigoristi’, che vorrebbero già da questo fine settimana ristoranti chiusi, saracinesche dei negozi non alimentari abbassate e divieto di spostamento nel Comune, se non per urgenza, salute e necessità, c’è anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Anche il ‘Doge’ avrebbe chiesto nel corso della riunione tra governo e Regioni misure drastiche, una zona zona rossa per tutte le feste di Natale, almeno fino alla Befana. Una posizione condivisa anche dai rappresentanti di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e Marche. “Nel periodo delle festività servono restrizioni massime, se non le fa il governo le facciamo noi – ha detto Zaia – Se non chiudiamo tutto adesso ci ritroveremo a gennaio a ripartire con un plateau troppo alto”.
IL DUBBIO SCUOLA – Ma è scontro anche sulla scuola all’interno della maggioranza, anche qui con insolite alleanze. Ieri il campanello d’allarme era arrivato da Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute. Parlando nella consueta conferenza stampa sull’analisi della situazione epidemiologica nel Paese, Rezza aveva sottolineato che “siamo sopra la soglia critica per l’occupazione dei posti in terapia intensiva e di area medica”. Per Rezza era “ancora presto per dire se potremo o no riaprire completamente le scuole, anche le superiori” dopo le feste natalizie perché “l’incidenza dei casi è ancora molto elevata e finché non abbassiamo l’incidenza è difficile parlare di riapertura delle attività”.
Posizione che non piace a Italia Viva e Movimento Cinque Stelle, che preparano la battaglia per consentire la riapertura delle scuole a partire dal 7 gennaio prossimo. Grillini e renziani che a sorpresa sono sullo stesso fronte anche contro l’asse rigorista formato dai ministri del Partito Democratico, invocando al massimo una zona arancione nazionale per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
LA TENSIONE CON ITALIA VIVA – Sullo sfondo resta la tensione tra Italia Viva e il premier. Il partito di Matteo Renzi non ha partecipato alla riunione dei capidelegazione con il presidente Conte convocata alle 12:30. “La ministra Bellanova è tutt’ora impegnata, come sanno da tempo sia il presidente Conte che i capidelegazione, – si legge in una nota di IV – in una missione a Bruxelles a tutela del Made in Italy agroalimentare e rientrerà in serata. La posizione di Iv è chiara, ribadita nelle ultime ore anche da Renzi: sulle ulteriori misure da adottare il partito sosterrà lealmente la posizione del governo, purché si decida tempestivamente e si diano ai cittadini regole chiare”.
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