Tra le righe
Una nuova versione
27 gennaio, il murale di Segre e Modiano rinasce a Roma dopo l’attacco vandalico. Quell’odio che non passa

L’artista AleXsandro Palombo aveva pensato bene di eseguire un murale a Milano, dedicandolo alla Senatrice a vita Liliana Segre e a Sami Modiano, tra gli ultimi grandi testimoni italiani sopravvissuti all’Olocausto. L’opera è stata oggetto di plurime azioni vandaliche: il 15 ottobre, le stelle di David sono state sfregiate, e l’11 novembre i volti di Segre e Modiano sono stati cancellati. È rimasto però il numero di matricola, impresso dai nazisti durante la deportazione.
La rimozione definitiva, avvenuta il 2 dicembre, ha suscitato indignazione a livello nazionale e internazionale. È stato un segnale preoccupante di come il seme dell’odio e dell’intolleranza possa ancora trovare terreno fertile. Un gesto che rappresenta non solo un’offesa personale ai due sopravvissuti, ma un attacco simbolico ai valori della tolleranza e della convivenza, che le loro figure incarnano. Distruggere un’opera d’arte a loro dedicata non è solo vandalismo: è un tentativo di negare l’abominio della Shoah e di sminuire le sofferenze di milioni di persone perseguitate.
Una nuova versione del murale
Su iniziativa della Fondazione Museo della Shoah di Roma, l’artista ha realizzato una nuova versione del murale, che oggi è visitabile a Roma davanti al Portico d’Ottavia, sotto la targa che ricorda il rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943. La decisione di trasferirlo a Roma, è un messaggio contro l’odio e l’intolleranza, un potente monito contro l’antisemitismo e il negazionismo e vuole sottolineare l’importanza di custodire la memoria attraverso l’arte e la cultura. L’episodio del murale è solo uno dei tanti, troppi gesti che destano allarme. Dal 7 ottobre 2023, il 94% degli ebrei italiani ha subìto atti di odio.
In molte città italiane, diversi manifestanti hanno riempito le piazze per protestare contro le politiche del governo israeliano, in particolare per il conflitto a Gaza. Sebbene il dissenso politico sia un diritto fondamentale in democrazia, sta emergendo un fenomeno preoccupante: il confine tra critica verso il governo di Benjamin Netanyahu e l’odio verso il popolo ebraico si sta facendo sempre più labile. Frasi come “Israele Stato criminale” vengono talvolta accompagnate da simboli e linguaggi che richiamano stereotipi e pregiudizi antisemiti o addirittura l’olocausto e non fanno altro che oltraggiare una delle più grandi tragedie della storia umana. Questo tipo di retorica non solo offusca il vero dibattito politico, ma rischia di alimentare un clima di odio verso gli ebrei, in Italia e in tutto il mondo.
Questi episodi ci offrono l’occasione di riflettere su un aspetto spesso frainteso: la distinzione tra la comunità ebraica globale e le politiche del governo israeliano. Le figure della Segre e di Modiano sono legate al vissuto delle comunità ebraiche, spesso ingiustamente perseguitate ma che apportano un grande contributo allo sviluppo culturale ed economico della nostra nazione. Le parole contano, e il linguaggio utilizzato dai media e poi nelle piazze può alimentare un clima di intolleranza che rischia di sfociare in episodi di violenza. In un Paese come l’Italia, dove la memoria delle leggi razziali e della Shoah è ancora viva, non possiamo permetterci di sottovalutare questi segnali.
Il 2025 è un anno importante, ricorre l’80esimo anniversario della liberazione del campo di Aushwitz e in generale dei campi nazisti. Un mese di celebrazioni che culmineranno il 27 gennaio con il Giorno della memoria. La conoscenza è essenziale per evitare che l’odio, camuffato da critica politica, torni a minacciare gli ebrei. Difendere il diritto di critica è fondamentale, ma altrettanto lo è difendere la dignità e il rispetto per ogni comunità, compresa quella ebraica.
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