Non era meglio commissariare l’ente fin da principio?
A Napoli un commissario al giorno: arriva il garante anche per il patrimonio Unesco
Arriva un garante per tutelare il patrimonio Unesco del Centro storico di Napoli, è già stato nominato un commissario per decidere gli assessori alle Municipalità, Sandro Fucito si è stancato di aspettare: ha fatto da sé e ha nominato la sua Giunta. Alt. Potevano dirlo prima. Tanto rumore per niente, anzi per un commissario per ogni cosa. E non sarebbe stato meglio dichiarare il dissesto (perché dire che Palazzo San Giacomo è “dissestato” come quasi tutto ciò che resta degli antichi sanpietrini delle strade di Napoli, è dire poco) e mandare qui un bel commissario a gestire tutta l’annosa vicenda di una città che tenta disperatamente di sopravvivere a se stessa? Forse sì. È un’ipotesi.
Un’ipotesi che fa riflettere visti gli ultimi fatti, anzi, misfatti della nuova amministrazione guidata da Gaetano Manfredi. Ieri la notizia di un Garante dei Beni Culturali e del paesaggio, per la conservazione e la valorizzazione del centro storico più grande e importante d’Europa. E Napoli, si sa, è unica: questa figura nasce qui per la prima volta in Italia. Un bel primato. Attenzione, nulla quaestio su sul Garante, ma possibile che qui per ogni cosa che c’è da fare ci deve essere qualcuno che corra in soccorso della nuova amministrazione? Eppure ci sono fior fiori di assessori e addirittura il sindaco che ha deciso di tenere per sé la delega alla cultura. Ma qui altro che governo dei migliori, è il governo dei commissari. E così arriverà il professor Giulio Pane a occuparsi dei nostri beni. Chi l’ha deciso? Il difensore civico della Regione Campania, l’avvocato Giuseppe Fortunato. Lo stesso che ha deciso di nominare un commissario ad acta (atto poi sospeso dal Tar nella serata di venerdì 29 aprile, ndr) per far sì che le benedette dieci municipalità di Napoli, dopo sette mesi, abbiano finalmente degli assessori. Il super commissario dovrà provvedere solo all’organizzazione di nove delle dieci municipalità di Napoli.
Sandro Fucito ha fatto da sé (come pure gli altri potrebbero fare). «Dopo gli incredibili avvenimenti concernenti l’individuazione degli assessori di municipalità – ha spiegato Fucito – ho ritenuto di procedere all’individuazione di un vice presidente della Municipalità e di due assessori affinché l’Istituzione stessa preservi la sua piena credibilità e fosse sottratta a polemiche, improbabili bandi ed estenuanti trattative in corso da oltre sei mesi». Ecco la sua Giunta: «La vice presidenza è affidata a Nando Truglio, consigliere di lunga esperienza, il più votato nel partito (Pd) che ha riscosso più consensi». I due assessori saranno, invece, «Antonio Di Costanzo, figura rappresentativa della sinistra nella zona orientale» e «Mariarca Viscovo, area 5 Stelle». Manfredi è circondato da commissari. E qui ritorna la domanda: non era meglio dichiarare il dissesto e commissariare il Comune?
Certo il dissesto non è una passeggiata di salute per un ente, ma in questo modo si è pensato a salvare politici politicanti a discapito della città che è stata condannata. Perché quanto al gigantesco debito pubblico accumulato, la normativa sul dissesto, come primo atto, prevede la separazione della massa debitoria pregressa. E cioè che tutti i debiti accumulati dal Comune prima del dissesto finiscano in una gestione separata e non gravino sulla “nuova” amministrazione. Invece lo scintillante “Patto per Napoli”, presentato come un miracoloso intervento di solidarietà nazionale, metterà per i prossimi venti anni sotto tutela l’amministrazione locale, limitando molto la sua autonomia finanziaria.
Le finanze comunali devono coprire con risorse proprie un quarto del finanziamento statale, il che significa che per ogni 100 milioni di euro stanziati dallo Stato, il comune dovrà trovare risorse locali per 25 milioni di euro. Inoltre, dovrà seguire un crono-programma, con cadenza semestrale, sotto il controllo del governo. Praticamente nessun patto e nessun regalo, visto che lo stesso provvedimento è stato adottato anche per altri grandi comuni in difficoltà. Allora, invece di salvare la classe politica e mascherare in tutti i modi possibili il dissesto, salvo poi nominare un commissario per ogni questione, non era meglio commissariare l’ente fin da principio?
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