Le vittorie elettorali schiaccianti, quelle che fanno registrare enormi distacchi tra vinti e vincitori, quelle che assegnano ai trionfatori un numero di seggi esorbitante rispetto agli sconfitti, sono sicuramente musica per le orecchie dei componenti delle coalizioni vincenti. E sono sempre piene di speranza per i cittadini amministrati. Agli occhi dei più, tali netti risultati fanno infatti prefigurare stagioni amministrative di rinascita sociale, culturale, urbanistica, scolastica, di sviluppo della mobilità, di rivoluzioni in tema di sanità pubblica se riguardano gli enti locali; Comuni, Città metropolitane e Regioni.

Risultati appunto, come quello conseguito dal neo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e dalla coalizione multicolore che lo ha sostenuto. Con ben il 63% dei voti, l’ex rettore delle Federico II, triplica il risultato del suo principale avversario, il magistrato Catello Maresca, che consegue appena il 21,9% delle preferenze. La differenza in seggi è rilevante, 29 consiglieri sui 41 totali per Manfredi, appena 8 per Maresca, due per la coalizione di Bassolino e due per Alessandra Clemente, candidata dell’ex sindaco Luigi de Magistris. Bene, tutto farebbe allora pronosticare risultati eccezionali, velocità amministrativa e delibere a raffica per mettere mano alle mille problematiche ricevute in eredità dalla passata giunta arancione che ha fatto della demagogia e delle promesse mancate le cifra della loro pessima amministrazione. Invece è proprio la vittoria elettorale schiacciante, il numero abnorme di consiglieri di maggioranza a disposizione che tante volte produce un senso di sicurezza, di “potenza”, rispetto ad un avversario che non è riuscito nemmeno ad impensierire chi ha vinto al galoppo queste elezioni e che probabilmente non riuscirà ad impensierire neanche nel futuro. Come De Luca, “padrone” incontrastato della Regione Campania, praticamente senza opposizione, se non quella interna di ampie frange del partito democratico, anche il sindaco Manfredi comincia ad abituarsi a governare senza contrasti.

Prova ne è la mancata nomina degli assessori delle municipalità cittadine, quaranta posti ancora da assegnare dopo quasi sei mesi dalla vittoria dell’ottobre scorso che lo ha consacrato primo cittadino di Partenope. Quaranta nomine che riguardano le dieci municipalità cittadine, tutte vinte dal centrosinistra allargato di Manfredi, nessuna esclusa. Nemmeno municipalità di appannaggio storico del centrodestra, come la prima e la settima, si sono salate dall’onda vittoriosa dell’alleanza dei cinque stelle con il resto della coalizione di centrosinistra più alcune di liste addirittura di area ex centrodestra che spinte dal profumo di vittoria, non hanno esitato nel buttarsi tra le braccia del probabile e poi effettivo vincitore. Sarebbe stato diverso se qualche municipalità vinta dal centrodestra avesse già nominato gli assessori, il ritardo enorme accumulato sarebbe stato ancor più evidente e scandaloso. E dunque avanti così, nell’immobilismo che sembra affiorare anche in altri settori amministrativi del Comune, indisturbato da un’opposizione ancora intenta a leccarsi le ferite della sonora sconfitta elettorale e reduce da un’altra pesantissima disfatta nelle elezioni di secondo livello per il consiglio della Città metropolitana.

Il centrosinistra di Manfredi, infatti, lascia appena appena 5 consiglieri su 24 al centrodestra, benché si tratti di elezioni che riguardano i consiglieri dei comuni di tutta la provincia di Napoli. Una “Waterloo” politica ed elettorale, una sconfitta epocale che avrebbe dovuto vedere le dimissioni immediate dei responsabili dei partiti e delle liste perdenti che invece restano saldamente ai loro posti. L’opposizione è importante, serve a incanalare il dissenso e a far funzionare le istituzioni. Quando l’opposizione implode, come sta accadendo, gli interessi in conflitto trovano rappresentanza nelle diverse anime della maggioranza, esattamente come sta accadendo in Regione Campania. L’alternanza è ritenuta dai politologi un evidente segnale di democraticità di un paese. L’alternanza è il sale della politica e delle amministrazioni, un’opposizione forte è fondamentale, se chi governa non teme gli avversari perché troppo deboli, non è impensierito per le successive tornate elettorali, perché dovrebbe sforzarsi più di tanto nell’azione di governo?